Comunali: sì all’elezione diretta del sindaco anche nei piccoli comuni valdostani
Viene ripristinata l'elezione diretta del sindaco e del vice sindaco anche nei comuni con meno di 1000 abitanti, che in Valle sono 42 su un totale di 74
Si va alle urne per la primavera con una nuova legge elettorale per le comunali. L’ha approvata oggi l’assemblea legislativa regionale con 28 sì dei rappresentanti di Av, Uv, Sa, Pnv-Ac-FV, Rc-Ac, Lega, Misto, Elso Gérardin (Mouv) contro i 7 no di M5S, Adu Vda e i consiglieri Cognetta e Ferrero(Mouv’).
I contenuti
In sintesi, esaminando la relazione di Patrizia Morelli, presidente della prima commissione consiliare, emerge che viene ripristinata l’elezione diretta del sindaco e del vice sindaco anche nei comuni con meno di 1000 abitanti, che in Valle sono 42 su un totale di 74. Altra modifica è riferita alla composizione dei consigli comunali dei comuni più piccoli, che passa da 11 a 9 consiglieri. Variano, di conseguenza, il rapporto numerico maggioranza/minoranza che da 7 a 4 passa a 8 a 3. Cambia quindi anche la composizione delle liste di candidati che per i comuni più piccoli passa da un minimo di 7 a un massimo di 9, nonché la presentazione delle liste, che per i comuni sotto i 1.000 abitanti devono essere sottoscritte da non meno di 5 e non più di 12 elettori.
La rappresentanza di genere. Con la nuova legge elettorale viene aumentata dal 20 per cento al 35 per cento la presenza di genere. Le nuove norme stabiliscono inoltre l’istituzione dello scrutinio centralizzato in tutti i comuni con più di un seggio, modifica che punta a garantire meglio la segretezza del voto. Nel comune di Aosta vengono ridotte le 38 sezioni elettorali e trasformate in 22 uffici di scrutinio.
Le indennità
Indennità mensile lorda ai sindaci: 1.900 euro per i comuni con popolazione sino a 1000 abitanti; 2.100 per i sindaci dei comun con popolazione da 1.001 a 3.000 abianti; 2.900 euro per i sindaci dei comuni con popolazione da 3.001 a 5.000 abitanti; 3.600 euro per i sindaci dei comuni con popolazione da 5.001 a 15.000 abitanti; 5.100 euro per i sindaci dei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti. E’ inserita nelle nuove norme la possibilità per i sindaci di ridurre l’importo, ovvero di rinunciare all’indennità mensile lorda oppure ai gettoni di presenza. Dal dibattito consiliare è emerso che l’aumento delle indennità dei sindaci è stimato in 540 mila euro annui.
Il dibattito
Per Patrizia Morelli «auspichiamo che la soluzione trovata non sia un arrangiamento al ribasso, ma sia funzionale allo scopo». Per Luigi Vesan (M5S) «abbiamo cercato di inserire nella legge norme per riavvicinare i cittadini alla politica, proponendo la preferenza unica e dicendo no all’elezione diretta di sindaco e vice. Ci siamo trovati davanti ad un muro di gomma di una maggioranza che non voleva il confronto. Questa legge non garantisce la buona amministrazione».
Per Diego Lucianaz (Lega) «non abbiamo potuto accontentare tutte le richieste pervenute dai sindaci, per cui non siamo totalmente d’accordo. In commissione, comunque, tutti abbiamo cercato una soluzione che possa essere soddisfacente». Joël Farcoz (Uv) è convinto che «il Consiglio regionale abbia fatto un buon lavoro e trovato un compromesso soddisfacente. Adesso dobbiamo concentrarci su altre leggi che toccano le collettività locali, a partire da quella sull’esercizio delle funzioni comunali».
L’unionista Giovanni Barocco ha detto che «abbiamo lavorato a una legge che fosse il più possibile condivisa. Ora affrontiamo la sfida cercando di trovare persone capaci, giovani che vogliano mettersi al servizio della loro comunità».«Un risultato positivo, frutto di un lungo cofronto e di una sintesi che può migliorare» per Pierluigi Marquis (Stella Alpina>. Per Jean Claude Daudry (Av) «oggi abbiamo licenziato un testo di legge che definisce le regole delle elezioni comunali con un percorso che ha ridato centralità al consiglio regionale».
Rappresentanza di genere
Sulla rappresentanza di genere Nicoletta Spelgatti (Lega) ha manifestato la sua contrarietà. «Non credo ci sia bisogno di regole speciali per le donne. Sappiano imporci dove e come vogliamo, senza bisogno di ”aiutini”. Le donne oggi devono ancora dimostrare più degli uomini le loro competenze, ma questo non ci spaventa». E sul tema si sono espresse anche l’assessore Chantal Certan (Av) per la quale «è giusto essere eletti o elette senza riserva ma per le proprie capacità e competenze: occorre però che le donne non siano penalizzate ai blocchi di partenza» e la presidente del Consiglio Emily Rini (Fv). «Sono per una pari opportunità sino dalla nascita e vorrei vedere elette persone, motivate e capaci, siano esse donne o uomini».
Sulla medesima lunghezza d’onda Maria Luisa Russo (M5s). «Uomini e donne devono avere le stesse opportunità e la stessa dignità di accesso alle istituzioni. Questo però passa attraverso politiche di sostegno alla maternità e alla famiglia». Per Chiara Monelli (Rc-Ac) «Continuo a credere che, non avendo ancora purtroppo raggiunto una maturazione culturale sulla differenza di genere sia necessaria una codificazione in legge e giudico positivo l’aumento della percentuale al 35 per cento, ma molto lavoro resta ancora da fare».
I contrari
Contrari al testo di legge Stefano Ferrero e Roberto Cognetta del Mouv’. Per Ferrero «si continua a fare del ”maquillage” alle leggi elettorali senza affrontare il vero problema, che è quello di avere tantissimi comuni. Di certo non si sentiva la mancanza di questa legge». Cognetta ha messo subito in chiaro il suo pensiero: «sono contrario a questa legge. Dovremmo risolvere i veri problemi della comunità, non aumentare gli stipendi ai sindaci e di tutto il carrozzone degli altri amministratori».
Decisamente contraria alla legge e carica di ironia nel suo intervento Daria Pulz (Adu). «Avevamo firmato la proposta di legge nella speranza che venissero accolte le nostre istanze di uguaglianza di genere, ma oggi riteniamo che questa norma non abbia bisogno del nostro voto. Ci sono super donne e super uomini soddisfatti del contesto in cui vivono, noi siamo degli idealisti che sognano una società all’avanguardia».
Il presidente Fosson
A chiudere il dibattito il presidente della Regione Antonio Fosson, per il quale «abbiamo raggiunto un risultato trasversale e sinergico che va a colmare alcune criticità. Può essere migliorabile e capiamo che non può essere condiviso da tutti. L’impegno dell’assemblea è di andare verso una legge che che sia molto innovativa per il bene di tutta la Valle d’Aosta».
(alessandro camera)