Il consigliere Bertin nel mirino del Locale: arrivano i primi messaggi di solidarietà
Secondo gli inquirenti, le battaglie per la legalità in Consiglio non erano piaciute ai presunti membri della consorteria criminale.
Il consigliere regionale Alberto Bertin, da sempre in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta, era nel mirino del Locale. E’ quanto emerge in alcune intercettazioni, riguardanti l’inchiesta Egomnia, incentrata sul presunto condizionamento delle elezioni regionali del 2018 da parte della consorteria criminale sgominata dai Carabinieri nell’ambito dell’operazione Geenna.
«Quello combina danni…ha fatto danni e continuerà a fare danni…», avrebbe detto – riferendosi a Bertin – Antonio Raso (uno degli imputati nell’inchiesta Geenna) intercettato al telefono. Il presunto membro del Locale avrebbe aggiunto: «Finché qualcuno non gli fa i ‘mussi’ tanti (lo picchia in faccia ndr)… e ti dirò qualcuno gli farà i ‘mussi’ tanti, perché è già sul pelo del rasoio…se le è sgravitata un paio di volte…».
Già ieri sera, ma anche questa mattina, sono tantissimi i messaggi di solidarietà incassati dal consigliere regionale.
L’associazione Libera in Valle d’Aosta, «avendo appreso dai giornali della nuova inchiesta, denominata “egomnia”, e avendo letto quanto riportato in alcuni passaggi delle intercettazioni telefoniche, esprime solidarietà al consigliere regionale Alberto Bertin per il suo impegno da sempre per la legalità, per tutti i tentativi che, nelle passate consigliature, lo hanno visto protagonista per la creazione di un osservatorio regionale permanente contro le infiltrazioni mafiose – si legge in una nota -.Ci auguriamo che dalle indagini e dal procedimento penale appena cominciato, possa finalmente emergere la verità».
Anche la Lega Valle d’Aosta ha voluto esprimere «tutta la nostra vicinanza e solidarietà» a Bertin. In una nota si legge: «Fra i nuovi elementi dell’indagine “Egomnia”, emersi ieri nel corso del processo Geenna, gli organi di informazione riportano come il consigliere regionale Alberto Bertin fosse finito nel mirino della locale di Aosta reo di aver “fatto danni e continuerà a fare danni”. Al Consigliere Bertin desideriamo esprimere tutta la nostra vicinanza e solidarietà. Una domanda sorge però spontanea: a seguito del quadro inquietante di cui i cittadini valdostani sono venuti ieri a conoscenza, che vede coinvolti numerosi membri dell’attuale maggioranza regionale, e in coerenza con le battaglie contro le infiltrazioni mafiose all’interno delle istituzioni in cui lo stesso Bertin si è sempre distinto, non è arrivata l’ora che Rete Civica stacchi definitivamente la spina?».
«Apprendo con estrema preoccupazione e un po’ di indignazione le notizie della giornata di ieri – scrive la consigliera regionale Manuela Nasso (M5S) su Facebook -. Il pm ipotizza che un sodalizio mafioso sia riuscito a influenzare le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Valle d’Aosta del 20 maggio 2018. Le prime indiscrezioni dell’inchiesta ‘Egomnia’ condotta dai carabinieri di Aosta fa emergere l’ennesimo quadro inquietante. Si parla di nuovo di corruzione elettorale concentrandosi questa volta sulle elezioni regionali del 20 maggio 2018, appunto. I rapporti tra politica e mafia sono gravissimi, disonorevoli e indegni: non devono esistere situazioni poco cristalline quando si è chiamati a ricoprire cariche istituzionali, apicali e non.La magistratura farà il sui corso ma chiunque sia coinvolto e sa di esserlo, abbia rispetto per il ruolo e per i valdostani e renda chiara la sua posizione il prima possibile.Le dichiarazioni, magari fisiologicamente di parte, dell’avvocato di Sorbara fanno rabbrividire. Egli dice: “Trovo strano, quantomeno imbarazzante leggere che il presidente della Regione si costituisce parte civile in un processo di ‘ndrangheta e nel pacco sarebbe invece definito come un beneficiario dell’aiuto di una parte della locale”. E pensare che la costituzione di parte civile doveva essere un messaggio per la comunità, per dire: “credeteci ancora nelle istituzioni!”. Invece ci ritroviamo con l’ennesimo terremoto giudiziario che coinvolge i soliti noti.Alle nuove generazioni che si affacceranno alla vita politica attivamente e passivamente voglio dire di essere migliori di quello che la politica è stata troppe volte e di provare a crederci anche se è difficile, non siamo tutti uguali».
Sempre su Facebook, Mouv’ scrive: «Nessuno intende speculare sulle ultime notizie provenienti da Torino attorno alle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Ci riferiamo all’annunciato coinvolgimento – per voce di un avvocato difensore di un imputato in Geenna – in intercettazioni del presidente della Regione, Antonio Fosson. Tuttavia, in attesa degli accertamenti in corso sulle elezioni regionali del 2018, segnaliamo l’assoluta delicatezza del ruolo del presidente della Regione e alla necessità che ci sia la massima trasparenza a tutela di quelle funzioni prefettizie che sono un’importante peculiarità statutaria. Problema che già in passato portò un Presidente, poi risultato estraneo ad ogni accusa, a fare un passo indietro per senso di responsabilità e a salvaguardia delle istituzioni.Ci auguriamo che ci siano comportamenti egualmente improntati al senso del dovere».
Anche Adu VdA ha preso posizione: «Al Consigliere Alberto Bertin diciamo: “solidarietà e coraggio, non sei solo”. Fatto salvo il principio di non colpevolezza e qualunque sarà l’esito della nuova indagine sui rapporti tra politica e mafia, rimarchiamo comunque comportamenti discutibili, frutto di quella logica dello scambio elettorale che in questi anni ha inquinato l’amministrazione valdostana.L’altro elemento che evidenziamo è che i personaggi coinvolti, i loro partiti di appartenenza, le alleanze che hanno stretto in Consiglio – si badi, anche con la Lega – ci fanno dire che avevamo e abbiamo ragione a ribadire uno dei principi fondanti di ADU – Ambiente Diritti Uguaglianza in Valle d’Aosta: né con gli autonomisti corrotti, né con i razzisti sovranisti».
(f.d.)