Sentenza Geenna, i magistrati antimafia: «Abbiamo fatto il nostro dovere»
Di poche parole il procuratore di Torino Anna Maria Loreto e i pm della DDA Stefano Castellani e Valerio Longi
Sentenza Geenna, i magistrati antimafia: «Abbiamo fatto il nostro dovere».
«Le sentenze si rispettano. Abbiamo fatto il nostro dovere». Così il procuratore di Torino Anna Maria Loreto al termine del processo Geenna. Il Collegiale di Aosta, presieduta da Eugenio Gramola, ha condannato tutti e cinque gli imputati: 13 anni per il ristoratore Antonio Raso, 11 per il consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico, 11 per il dipendente del Casinò Alessandro Giachino e 10 per il consigliere regionale sospeso Marco Sorbara e per l’ex assessora di Saint-Pierre Monica Carcea.
Al termine di una lunga requisitoria, Loreto aveva chiesto 10 anni per Marco Sorbara, 10 anni per Monica Carcea, 12 anni per Nicola Prettico, 10 anni per Alessandro Giachino e 16 anni per Antonio Raso. Sorbara e Carcea erano imputati di concorso esterno in associazione mafiosa mentre gli altri tre imputati, detenuti, erano accusati di essere membri del locale di ‘ndrangheta di Aosta.
Chiedendo le condanne, Loreto aveva precisato: «Non chiederemo le attenuanti generiche, consapevoli che gli imputati al termine dell’abbreviato se le sono viste riconoscere. I fatti sono gravissimi e la condotta che gli imputati hanno posto in essere non è marginale ma di estrema importanza. La condotta processuale non ci permette di ravvisare alcuna presa di distanza dal contesto criminale. Questi imputati hanno intaccato il funzionamento della pubblica amministrazione, hanno intaccato l’immagine di questo territorio, sia all’interno che all’esterno. Lo hanno usato come fosse loro».
In foto, Stefano Castellani (al centro) con Valerio Longi e Anna Maria Loreto.
(f.d.)