Calcio: scoppia il caos sulle partite a porte chiuse
Il chiarimento della FIGC sul protocollo da seguire per la ripartenza dell'attività vieta l'accesso del pubblico alle gare ufficiali almeno fino al 7 ottobre; la delusione dei presidenti valdostani; le parole del ministro Spadafora aprono spiragli per una possibile soluzione
Scoppia il caos sulle partite a porte chiuse. La miccia è stata innescata a pochi giorni dalla seconda domenica di Coppa. Il 13 settembre, su tutti i campi di Piemonte e Valle d’Aosta si è giocato a porte aperte. Ad accendere gli animi è stato il chiarimento della FIGC sul protocollo da seguire per la ripartenza dell’attività. Negli ultimi minuti, però, una dichiarazione del ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, ha riacceso la speranza di uno sblocco positivo della situazione.
Scoppia il caos sulle partite a porte chiuse
«La partecipazione del pubblico è consentita, fino a tutto il 7 ottobre 2020, su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle disposizioni previste dal DPCM 7 agosto 2020 e successive proroghe e/o modificazioni – art. 1, comma E – per i soli “singoli eventi sportivi di minore entità”. Ad esempio singole gare o tornei amichevoli. In tutti i casi, l’organizzatore dovrà assicurare il rispetto della capienza massima autorizzata, garantendo sempre la preassegnazione del posto a sedere, il distanziamento di almeno 1 metro sia frontalmente sia lateralmente ed evitando ogni forma di assembramento. L’uso della mascherina è sempre obbligatorio durante tutto il tempo di permanenza nella struttura, così come la misurazione della temperatura all’accesso e la registrazione delle presenze». Così si legge nelle precisazioni della FIGC.
Porte chiuse nelle competizioni ufficiali
«Ai sensi dell’art. 1, comma F, è da intendersi, al momento, esclusa la partecipazione di pubblico alle partite delle competizioni ufficiali riconosciute di interesse nazionale e regionale dalla Federazione. Quindi i campionati ufficiali che prevedono uno sviluppo continuativo su più giornate. Resta consentito, in ogni caso, l’accesso nell’impianto delle “persone ammesse allo stadio (oltre agli spettatori, se autorizzati)”, di cui al Protocollo, così come integrato dal “Chiarimento FIGC” del 28 agosto 2020».
Christian Mossino al lavoro per sbloccare la situazione
I club non l’hanno presa bene, anzi. Il centralino del comitato regionale Piemonte-Valle d’Aosta è stato tempestato di chiamate.
Il presidente Christian Mossino ha fatto sapere di essere al lavoro per sbloccare la situazione.
«Ho incontrato nel pomeriggio di giovedì l’assessore regionale allo sport del Piemonte Fabrizio Ricca – ha detto il presidente -. L’assessore ha compreso la ricaduta fortemente negativa che può generare sui nostri gruppi associativi l’osservanza del Decreto Ministeriale in relazione alla chiusura al pubblico delle competizioni dilettantistiche e di settore giovanile. Ricca ha dimostrato disponibilità e attenzione nei riguardi della problematica esposta. Ora attendiamo di conoscere quali possibili interventi potranno concretizzarsi da parte del Governo regionale. Sarà un passaggio molto delicato e difficile, ma non abbiamo altri mezzi per poter risolvere la situazione contingente. Dobbiamo considerare che anche la FIGC ha dovuto sottostare a una volontà ministeriale».
«Non è chiaro cosa si può fare – ha aggiunto il delegato del comitato di Aosta della FIGC, Marco Albarello -. Sto aspettando delle risposte dal comitato regionale, quindi mi attiverò con il presidente della Giunta, che è anche assessore allo sport per cercare di sbloccare la situazione».
Aygreville e Charvensod critici
Le società piemontesi sono sul piede di guerra. In diversi, nella giornata di ieri, hanno addirittura ipotizzato di non scendere in campo per lanciare un segnale forte alla federazione.
La situazione in Valle d’Aosta è più tranquilla, anche se nelle parole dei protagonisti rossoneri emergono delusione e amarezza.
«Sono senza parole, non può uscire una cosa del genere a ridosso della prima partita stagionale – spiega Simone Zoppo, direttore sportivo dell’Aygreville -. Ci troviamo in una posizione scomoda, spiacevole e difficile. A oggi non abbiamo risposte e non troviamo interlocutori che ce ne diano».
«Così faranno morire il calcio in Valle d’Aosta», tuona Mauro Poletti. Il presidente dello Charvensod non usa mezzi termini per commentare la notizia. «Diventa complicato gestire questa situazione – ammette -. Queste decisioni penalizzano gli incassi e le società non possono nemmeno contare sui contributi federali. In Valle d’Aosta, poi, avendo una delegazione debole, non riusciamo nemmeno ad avere accesso a contributi regionali come successo in Piemonte dopo l’intervento di Mossino con Cirio. In questo modo le società valdostane avranno grosse difficoltà. Se devono farci morire, che ci facciano morire in modo dignitoso».
L’amarezza di St-Vincent Châtillon e Aosta Calcio 511
Un discorso simile arriva dal St-Vincent Châtillon. «Ci stanno mettendo in ginocchio – dice senza giri di parole la presidente Monica Pisoni -. In questo modo non abbiamo nemmeno una piccola entrata che compensi le tante spese. Le associazioni sportive sono sempre più penalizzate da norme che non possono essere condivisibili. La nostra struttura, tra l’altro, ci consente di garantire senza alcun problema il distanziamento sociale previsto dai protocolli nazionali».
Dei controsensi parla anche Gianluca Fea. «Purtroppo c’è troppa confusione, alimentata da preoccupazioni eccessivi e scarichi di responsabilità incrociati – spiega il numero uno dell’Aosta Calcio 511 -. E’ un controsenso che le amichevoli puoi farle con il pubblico e le gare ufficiali no. La gente andrà comunque intorno al campo, sarebbe molto meglio farli entrare seguendo le norme che regolano gli accessi e posizionarli a distanza di sicurezza».
Un’apertura dalle dichiarazioni del ministro Spadafora
Pochi minuti fa, però, è arrivato una barlume di speranza. Il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, è infatti intervenuto sul tema degli eventi sportivi italiani all’aperto.
«Finalmente, già a partire dalle semifinali e dalle finali degli Internazionali di Tennis (in programma domenica e lunedì, ndr), potranno assistere mille spettatori a tutte le competizioni sportive che si terranno all’aperto e che rispetteranno scrupolosamente le regole previste in merito a distanziamento, mascherine, prenotazione dei posti a sedere – ha detto il ministro -.
È un primo, ma significativo passo verso il ritorno, speriamo presto, alla normalità nello sport. Auspico il più rapido compimento di tutte le azioni necessarie per rendere immediatamente applicabile quanto deciso. Nelle prossime ore verrà ufficializzata la decisione, ma desidero sin da subito ringraziare il ministro Speranza per la collaborazione e il Comitato Tecnico Scientifico per aver tempestivamente programmato l’audizione del capo dipartimento per lo sport che ho richiesto.
Dal confronto con i rappresentanti dei miei uffici, sono emerse le condizioni per un ulteriore approfondimento delle questioni riguardanti il mondo sportivo e per la condivisione del nostro punto di vista in merito all’esigenza di non differenziare tra eventi culturali ed eventi sportivi».
La palla passa alle singole federazioni
La palla passa, quindi, alle singoli federazioni sportive. La Lega Nazionale Dilettanti deve decidere se recepire la decisione del CTS per sbloccare la situazione. Resta da capire cosa sarà autorizzato e cosa no a livello nazionale, visto che Spadafora ha parlato di eventi con prenotazione dei posti a sedere, cosa che non accade sui campi dilettantastici.
(davide pellegrino)