Aosta, tabaccaio gioca 397 mila euro al Lotto senza pagare: condannato
Pesante sentenza della Corte dei Conti; per i giudici, il disturbo da gioco d'azzardo non giustifica l'incapacità di intendere e volere
Quasi 400 mila euro. E’ la somma che un tabaccaio di Aosta ha scommesso al Lotto senza però provvedere al pagamento delle giocate. Per questo motivo, con sentenza dell’11 gennaio, i giudici della Corte dei conti senzione giurisdizionale per la Valle d’Aosta lo hanno condannato a versare all’Agenzia delle Dogane e Monopoli 397 mila 079,20 euro.
La vicenda
Ma andiamo con ordine. Il tabaccaio era stato citato a giudizio dalla Procura contabile guidata da Massimiliano Atelli nell’ottobre 2019; secondo gli inquirenti, l’uomo non aveva riversato 397 mila euro – proventi del lotto per le settimane contabili dal 9 gennaio 2019 al 15 gennaio 2019 e dal 16 gennaio al 22 gennaio 2019 – a favore dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli. Giocate fatte esclusivamente dal tabaccaio secondo l’avvocato difensore, dunque – sempre per la difesa – non sarebbe configurabile alcuna omissione di versamento dei proventi del gioco del lotto.
La sentenza
Nelle 12 pagine di sentenza, i giudici aostani sostengono che «il titolare della ricevitoria del lotto ben può egli stesso operare delle giocate nel suo personale interesse, ma ciò certamente non significa che abbia titolo alcuno per farlo gratuitamente. Egli, pertanto, nel momento in cui opera una giocata diventa debitore del relativo importo che dovrà essere versato all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli».
Poi i giudici precisano che l’uomo «ha indebitamente registrato le proprie giocate, nella speranza di una vincita, senza provvedere al relativo pagamento, così sottraendo una parte del compenso all’Erario».
Il disturbo da gioco d’azzardo
Durante il processo, la difesa ha eccepito l’incapacità di intendere e volere del convenuto, essendo quest’ultimo affetto dal vizio di mente “disturbo da gioco d’azzardo”; sul punto, la Corte evidenzia nella sentenza come «la documentazione prodotta dal convenuto non sia idonea a escludere la sua capacità di intendere e volere». Questo in ragion del fatto che «va considerata la data dei documenti prodotti – scrivono i giudici -: immediatamente dopo aver ricevuto i provvedimenti dell’Agenzia delle Dogane di sospensione della concessione e di intimazione di pagamento» l’uomo «si è rivolto a uno specialista privato per certificare uno stato patologico». Una sequenza temporale che «solleva rilevanti dubbi sull’attendibilità della patologia lamentata».
Superata questa prima considerazione, comunque, i giudici evidenziano come il referto medico presentato «si limita a recepire quanto riferito dal paziente, per poi concludere con la necessità di ulteriori approfondimenti al fine di confermare (o meno) il disturbo lamentato».
E agli atti risultano anche due certificazioni del SerD dell’Ausl valdostana in cui «si dà atto della partecipazione» del soggetto «a un percorso terapeutico, senza tuttavia alcuna indicazione diagnostica tale da inficiare la sua capacità di intendere e volere». Mentre una relazione del SerD «pur riconoscendo un disturbo da gioco d’azzardo in forma grave e persistente, non evidenzia alcuna compromissione delle facoltà intellettive, né nella capacità di intendere il disvalore delle proprie azioni né nella volontà».
(f.d.)