Trial: Cindy Casadei, una sognatrice che ama la realtà
Prima in sella alla mountain bike, poi su una moto: la 27enne di Arnad sa brillare sulle due ruote, ma sa applicare quella che definisce una “sana ambizione” anche ad altri ambiti della vita
Cindy Casadei ama definirsi una sognatrice a occhi aperti. E invece dimostra di avere i piedi bene piantati in terra. I suoi sogni, lungi dall’appartenere a un mero spazio onirico e illusorio, sono destinati, almeno in potenza, a divenire realtà. Anzi, alcuni si sono già avverati.
Sportivamente parlando, Cindy, che il prossimo 2 marzo compirà 28 anni, si è realizzata. Prima la mountain bike, con la maglia azzurra indossata in Coppa del Mondo in Val di Sole.
Poi, il trial, campionessa regionale, ASI e al via del campionato italiano.
Ma, come vedremo, la talentuosa ragazza di Arnad si caratterizza per una eclettica multidimensionalità, che la porta a brillare anche in ambiti diversi dallo sport.
Una passione nata da piccolissima
Cindy, la passione per le due ruote si è manifestata molto presto.
Potrei dire dalla nascita. Mio papà e mio nonno praticavano il ciclismo, ho imparato quasi prima a pedalare che a camminare. E fin da piccola mi sono trovata a conciliare bici e studio.
Poi la svolta dettata da un sano pragmatismo.
Avevo rilevato come, nonostante l’impegno che profondevo, lo sport non mi dava da vivere e così ho iniziato a lavorare. Dopo un anno di apprendimento, ho rilevato un esercizio di generi alimentari a Donnas. Comunque, non mi sono allontanata dalla mountain bike. Il logo del negozio presenta me in bici e sono maestra federale: in estate seguo i giovanissimi dai sei ai dodici anni. Un’esperienza molto valida, sanno dare molto.
La scelta di mettersi in proprio nel campo del commercio non è così facile oggi, con la concorrenza della grande distribuzione.
Era un mio sogno nel cassetto. Desideravo un lavoro indipendente. Certo, è stato un rischio, la gente è abituata ai supermercati dove trova tutto. Tuttavia, soprattutto in una piccola realtà di un paese come Donnas, la clientela apprezza un rapporto più diretto, meno asettico, ama scambiare due chiacchiere, col tempo si acquista una confidenza reciproca. Io so cosa vogliono i miei clienti e cerco di procurarglielo. Si diventa un punto di riferimento e ciò mi rende orgogliosa. Un sorriso mi rende serena.
«In negozio ascolto le persone e certo di accontentarle»
In una società massificata ma formata da individui bisognosi di non essere trattati come numeri, un piccolo negozio ha una funzione sociale.
Mi sento, certe volte, quasi una psicologa. Ascolto le parole delle persone, cerco di accontentarle, ne conosco le abitudini. Sì, un piccolo esercizio dà un valore aggiunto. Sono molto attenta alla qualità. Apro l’attività alle 5 del mattino fino alle 13. Poi, mi dedico alla consegna a domicilio e al rifornimento. Punto su prodotti di qualità. Ho notato che la clientela è disposta a spendere qualche euro in più, in cambio di merce valida.
Ha realizzato il sogno di diventare indipendente dal punto di vista lavorativo. Ne ha altri?
Diventare qualcuno, nelle attività che svolgo. Dallo sport al lavoro: ad esempio, considero la mia posizione attuale un punto non di arrivo ma di partenza, immagino di ingrandirmi, di acquisire un altro negozietto. In sintesi, una sana ambizione, un passo alla volta.
Il salto di Cindy Casadei dalla mountain bike al trial
Torniamo alle due ruote: com’è avvenuta la scoperta del trial?
Il mio attuale fidanzato lo praticava e mi ha subito interessato: in fondo, sempre di ruote grasse si tratta. Ho iniziato con le gare regionali, poi sono passata al campionato italiano. Ho conquistato l’anno scorso il titolo regionale e quest’anno il campionato ASI.
Cosa l’ha colpita di questa disciplina?
I bellissimi posti che ti fa scoprire, spesso siamo in mezzo ai boschi. Su due ruote, in quel contesto, provo una sensazione di libertà, mi sento viva. E, nonostante il trial richieda un forte sforzo di concentrazione, pazienza, equilibrio, tecnica, sento il cervello libero, leggero.
Non ha mai pensato alla velocità?
No. Il trial mi pone sola con me stessa e ciò mi dà felicità, mi sento in pace.
Che moto ha guidato?
La prima, una Gas Gas, l’ideale per iniziare la specialità quando non sai se ti piacerà o meno. Poi, una Serco. Infine, il ritorno alla Gas Gas, una 250. La trovo più morbida e guidabile della 300. Anche qui ho un sogno: la Montesa quattro tempi. È un tarlo, forse una possibile spiegazione sta nel fatto che è la moto di Toni Bou, il campione del mondo.
«Nella mountain bike e nel trial conta chi conduce il mezzo»
Il trial comporta che, nel rapporto pilota-mezzo, sia il primo a fare la differenza, come non accade spesso nello sport dei motori.
Sia nella mountain bike che nel trial conta chi conduce, il rapporto secondo me è di novanta a dieci. Nella velocità, la percentuale è a favore della macchina.
Potremmo definirla una disciplina democratica.
Sì. È il talento a fare la differenza. Purtroppo, il trial non è molto conosciuto, si fa fatica a trovare sponsor, ci si autofinanzia. Mi piace ringraziare il Moto Club Pollein, che mi supporta con il suo prezioso appoggio.
Il panorama valdostano, in passato, era diverso.Anni fa, in Valle, c’erano più piloti. Inoltre, oggi assistiamo a una mentalità per la quale motociclismo equivale a distruzione. Ma il trial non è paragonabile all’Enduro, le moto non “scavano”, tutt’al più spargono un po’ di odore di carburante che presto se ne va, ma non danneggiano l’ambiente.
Vede il futuro nella propulsione elettrica?
Al momento l’adesione è ancora bassa. Tecnicamente è un altro mondo, quasi un altro sport. E i costi sono doppi. Poi, a me, piace sentire ruggire il motore.
Sempre in ambito sportivo, ama il crossfit.
Mi piace perché mi ricorda la fatica della bici. Non solo, mi aiuta per il trial, che è uno sport fisico.
«Il sole mi mette di buonumore, la pioggia mi incupisce»
Parliamo della Cindy persona a tutto tondo: cosa si aspetta da un’amica?
Che sia open mind. Che abbia una visione a 360 gradi, si interessi di tante cose, preferibilmente non di trial, perché, lo riconosco, ho il grande difetto di patire la competizione. Ma sto migliorando, non si può sempre eccellere. Un’amica che mi supporti e che mi sopporti.
Che dote cerca in un uomo?
Deve essere sportivo. Che si tratti di camminare, di andare in bici, in moto o di nuotare, lo voglio dinamico.
E con lui non scatta l’istinto della competizione?
Uno po’ sì. Ma, come dicevo, sto migliorando. Ho apprezzato, qualche tempo fa, il mio fidanzato, quando ha messo da parte le sue ambizioni personali per fare spazio a me e alle mie, nel campionato italiano. Una piccola grande dimostrazione.
Un posto dove vorrebbe essere?
Dove c’è tranquillità e tanto, tanto sole. Il sole mi dà buonumore, la pioggia mi incupisce.
Qual è la sua vacanza ideale?
Mi piace il mare, ma non tutto il giorno, mi annoio a morte. Con il mio fidanzato, nell’ultima vacanza in Sardegna, abbiamo preso la moto e ci siamo divertiti, condividendo la passione comune per le due ruote.
Colleghe del trial di riferimento?
Martina Gallieni ed Elisa Peretti, uno step successivo rispetto al mio.
La sua gara del cuore?
Torgnon 2018, campionato regionale. In realtà non ho vinto, sono arrivata seconda per un paio di penalità, ma avevo con me tutte le persone care.
Torniamo ai tempi della scuola: qual era la materia preferita?
Scontato, l’educazione fisica, non vedevo l’ora che arrivasse. Ma anche letteratura italiana, mi piace leggere e anche scrivere, da bambina componevo poesie.
Materia odiata?
Non ho dubbi: matematica.
Preferenze letterarie?
Amo leggere di tutto, dai romanzi, ai grandi classici, fino a horror e fantasy.
Interessi musicali?
Idem come sopra. Dalla lirica al metal.
«Sono onesta e umile, ma non ho un carattere facile»
La dote principale di Cindy?
Sono due. L’onestà e l’umiltà, sulla quale mio padre insisteva molto in modo da non farmi mai sentire arrivata.
Il difetto maggiore?
Lo dicevo prima, sono troppo competitiva. Non ho un carattere così facile, soprattutto quando non riesco a ottenere ciò che voglio. E, anche se sembra contraddittorio, tendo a sottovalutarmi. Sto lavorando su questo, anche con il supporto delle persone a me vicine che mi danno autostima.
Ama la cucina?
Altroché. Mi definirei una grande mangiatrice. Purtroppo, mi piacciono piatti calorici come le lasagne, la carbonara, la pizza. Cerco di ovviare praticando il crossfit.
Si interessa al cinema?
Fa parte del mio sognare a occhi aperti, mi immedesimo. Rocky è stato il mio idolo, rappresentava la difficoltà di essere capiti anche quando si mettono in campo dedizione e sacrificio.
C’è tempo per la televisione?
Raramente. Per aprire il negozio alle cinque del mattino devo alzarmi un’ora prima. Alla sera mi alleno, ceno e la giornata finisce. La lascio in sottofondo e guardo un po’ i telegiornali.
Un periodo storico in cui vorrebbe vivere?
Preferisco il presente. Nella storia, la donna è stata sempre sminuita.
Anche ai nostri tempi ci sono differenze da limare.
La condizione femminile è migliorata molto, ma esistono ancora discriminazioni che andrebbero eliminate.
Come si rapporta con i social?
Li trovo fondamentali, perché ti consentono di pubblicizzare le tue attività, nel mio caso bici, lavoro e alimentari, a costo zero e verso un pubblico vasto. Per il resto, occorre utilizzarli con cognizione, filtrarne i contenuti: soprattutto i ragazzini dovrebbero essere sensibilizzati in questi termini.
(enrico formento dojot)