Aosta, piano del traffico: commercianti preoccupati dai parcheggi, si valutano azioni
L'incontro organizzato da Confcommercio ha evidenziato le criticità e le osservazioni che l'associazione presenterà in Comune per provare a modificare il PGTU; la tensione negli esercenti, però, sale
La scomparsa di parcheggi, la mancanza di progettualità e confronto, nonché la paura che aree come via Torino rimangano tagliate fuori dal rinnovato Piano del traffico urbano (PGTU). Il tutto con una pazienza che, dopo il Covid, sta per finire, tanto da spingere a proporre forme di protesta come l’oscuramento delle vetrine.
Sono questi i temi principali usciti dall’incontro organizzato da Confcommercio Valle d’Aosta, che ha sfruttato la presenza dell’architetto Giacomo Galvani per illustrare le osservazioni che saranno presentate al Comune di Aosta per provare ad apportare modifiche al documento pubblicato lo scorso 16 agosto.
Il presidente
Gli intendimenti sono quelli di tenere basso il voltaggio, anche se l’associazione dei commercianti rossoneri promette di farsi «sentire», a cominciare dall’incontro in Comune previsto per lunedì 30 agosto.
«Non vogliamo alimentare polemiche, anche se la nostra scelta di riunirci è stata bollata come inopportuna e scortese – spiega il presidente Graziano Dominidiato -. Ma è nostro diritto dialogare con gli associati e mettere in evidenza le criticità di un piano di questo tipo».
Dominidiato punta il dito su un documento «pubblicato dopo 14-15 mesi, dove finalmente stiamo lavorando un po’ e molti non hanno tempo di dare nemmeno un occhiata» ed evidenzia come il «nostro ruolo sia quello di tutelare commercio e pubblici esercizi – continua -. Vogliamo solo ascoltare, cosa che dovrebbero fare anche i politici».
Servono parcheggi
Graziano Dominidiato esprime pochi concetti, passando la palla all’esperto, ma attacca a cominciare da via Monte Emilius «dove saranno tolti i parcheggi in strada ed espropriati anche alcuni piazzali privati».
La carenza di parcheggi preoccupa.
«Sarà un problema reale – ammette -, ma basterebbero due grandi parcheggi sotterranei all’ingresso della città e in zone strategiche per risolvere il problema. Il De La Ville è anche bello, ma il collegamento con il centro è critico».
Uno dei crucci principali è l’Arco d’Augusto.
«Ne parliamo da tanto tempo – continua Dominidiato -. Pensiamo all’Arc de Triomphe, dove ogni giorno passano migliaia di macchine e nessuno ha pensato di chiuderlo. Noi potremmo anche essere favorevoli alla pedonalizzazione totale, ma ci vogliono strutture per ricevere le auto, cosa che a prima vista non è prevista. Toglieranno Place de l’Ancien Abattoir, già peraltro dimezzata e chi arriverà da est non avrà posti in cui fermasi: Croix Noire e Area Sogno non possono essere delle soluzioni».
Lunedì, Gazzetta Matin ha anticipato anche la realizzazione di una nuova palestra all’Area Ferrando.
«Credo che sia una follia – tuona Dominidiato -. Eliminare ulteriori stalli, peraltro vicino alla Questura, è assurdo».
L’esperto
A menare le danze è l’architetto, delegato nazionale Inarcassa, Giacomo Galvani, che esordisce chiedendosi come mai con circa 700 tra architetti e ingegneri valdostani «non è mai stata sentita la loro opinione» per un documento che dovrà essere solo il primo livello di un piano più strutturato, che dovrà poi prevede un «piano particolareggiato e un livello esecutivo, aspetti che per ora mancano».
Com’è Aosta
Ricordando come Aosta accolga «il 27% della popolazione regionale», che diventa 55% con i «comuni limitrofi», Galvani evidenzia come la città ospiti «il 56% degli addetti della Regione», abbia «74 strutture ricettive con 157 posti letto», 25 plessi scolastici (6819 studenti), 764 negozi di vicinato, 7 esercizi di media grande e 2 grandi strutture, nonché un parco veicolare di «735 veicoli ogni 1000 abitanti», che ne fa il «nono comune su 109 capoluoghi di provincia».
Il documento
Giacomo Galvani sottolinea come il piano, approvato nel 2011, e oggi solo soggetto a variante, «abbia visto ben poco di realizzato», se non «l’aumento dei parcheggi» e la «parziale pedonalizzazione dell’Arco».
L’architetto vira poi sulle osservazioni. Per prima cosa «manca una suddivisione della fasi di medio e lungo termine – dice -, che servirebbe per trovare una soluzione immediata ad alcune criticità senza interventi strutturali».
In questo caso, ad esempio, «ci si dimentica che Aosta è una città turistica – punge – e non sono indicate soluzioni durante i periodi di massima affluenza».
E ancora, secondo il professionista, il PGTU difetta di «programmazione di opere infrastrutturali che servano da stimolo per la città», lasciando ancora «insolute diverse aree problematiche (Area F8 e zona di via Torino e Puchoz su tutte ndr.)», che faticano a «dialogare con il centro».
Chiedendo di «attingere a fondi europei per colmare le lacune», Galvani ritiene non condivisibili le pedonalizzazioni di piazza San Francesco, Arco e piazza della Repubblica: «Se devo andare in Comune per una commissione – dice – dove me la metto la macchina»?
Mentre la chiusura di viale Ginevra «rende la viabilità monca», l’architetto elogia la cancellazione del «passaggio a livello di via Carrel», ma poi pone il problema principale.
«Il sistema di sosta è irrisolto e già solo la ciclabile porterà via 190 parcheggi – tuona -. Quelli di interscambio funzionano male perché non collegati col centro», ma in attesa di un «piano» omogeneo si arriverà a perdere un totale «sottostimato di 600 posti auto», fatto che porterà alla «paralisi del centro».
Le altre richieste
Ed ecco le altre richieste, che partono dal potenziamento «del trasporto pubblico», fino alla messa in sicurezza «della ciclabilità», passando per la necessità di ragionare «su transito e sosta di veicoli commerciali», ma anche sul destino di tanti «déhors che saranno compromessi dalla ciclabile».
E chiude.
«Il centro storico è svuotato di abitanti e il commercio, senza modalità di parcheggio rapide, come la gratuità della prima mezz’ora, non potrà essere favorito – chiosa -. Manca l’analisi delle dinamiche legate ai flussi regionali, della segnaletica per i parcheggi e del monitoraggio e controllo da parte della vigilanza urbana».
Insomma, il piano «non osa; inutile prendere a modello Bolzano o Merano, è Aosta il vero modello».
I vice presidenti
«Comprendo le buone intenzioni – spiega la vice presidente vicaria di Confcommercio Aosta, Amina Bodro -, ma i cambiamenti devono avvenire gradualmente, senza sconvolgere. Dove parcheggia la gente? Come arriva da noi? Ci sono parcheggi utili, ma mal collegati, la nostra è una bella città, avrebbe bisogno di piccole modifiche per essere migliorata e soprattutto bisognerebbe capire chi siamo, dove vogliamo andare e come».
Sintetico il vice presidente Leo Gerbore.
«Vogliamo essere simili a Bolzano – si chiede -; bene, loro hanno un enorme parcheggio sotterraneo sotto la pizza principale. Così è più semplice. E per creare una maggiore rotazione dei parcheggi basta inserire la prima mezz’ora gratuita».
GIi interventi
In sala, ovviamente, tanti commercianti, ma anche rappresentanti dell principali forze di opposizione in Comune e Regione.
Evio Cheney, ad esempio, propone di pensare «ai mezzi pubblici, praticamente sempre vuoti perché tutti devono usare l’auto – spiega -. Basterebbe stimolarli e magari dare un abbonamento annuale alle strutture per dare il parcheggio omaggio ai turisti».
Mentre Giovanni Girardini (Rinascimento VdA), si dice «sollevato perché viale Conte Crotti praticamente non è stata considerata, visto che la nostra ciclabile è la scritta Zona 30 sull’asfalto», Marco Cocco di Stella Alpina prova a mettere i puntini sulle i.
«Sono contento che si vogliano portare annotazioni, visto che il documento del 2011 è stato approvato senza il minimo intervento di nessuno – dice -. La premessa del piano è evitare la migrazione interna al Comune e alcune azioni sono in fase di delibera. Ricordiamoci, però, che tre enti principali come Usl, Regione e Comune non hanno nemmeno un mobility manager».
Franco Napoli, commerciante ed ex consigliere comunale, non nasconde «la paura per un’amministrazione che soffre di ansia da prestazione», come dimostra un Arco d’Augusto ancora «infestato dai new jersey – dice -. Abbiamo le risorse per far diventare bella la città? Altrimenti è inutile buttare i vecchi divani dicendo che un giorno li avremo».
E chiude. «E la burocrazia? Spieghiamo ai cinesi che ci abbiamo messo tre anni per fare via Elter, mentre ora diventiamo cinesi imponendo il piano del traffico – conclude -. Occhio perché rischiamo di andare noi in bici, ma perché costretti a vendere le nostre auto».
Tuona anche Dario Buschino, de L’Emporio dell’auto.
«Abbiamo visto nel lockdown cosa vuol dire avere una città con le vetrine vuote – esclama -. Ma ora cosa facciamo? Come dimostriamo che siamo preoccupati? Copriamo le vetrine per una settimana, così almeno la gente capirà cosa vuol dire».
Chiosa il direttore di Confcommercio, Adriano Valieri.
«Per Aosta il giorno più critico è il martedì, nel quale i negozi perdono molto lavoro – conclude -. Senza parcheggi sarà uguale? Bisogna arrivare a pensare che la vita della città non può dipendere da due piazzali, ma al momento è proprio così».
(alessandro bianchet)