Missione Milan: concentrarsi sul presente, con un occhio al futuro
C’era una volta il Milan degli Immortali, degli Invincibili. Un Milan che dominava in Italia e in Europa, facendo incetta di trofei, nazionali e internazionali. Ma il calcio, si sa, è fatto di cicli, e per quanto lunghi possano essere, prima o poi finiscono. E spesso, dalle stelle si passa alle stalle, quasi senza accorgersene.
È un po’ quel che è accaduto al Diavolo, prima bello e vincente, poi brutto e inconcludente, praticamente senza via di mezzo. Da Van Basten, Gullit e Rijkaard a Kakà, Pirlo e Shevchenko, i rossoneri, quasi senza accorgersene, si sono ritrovati con i vari Matri, Pazzini, Destro, Luiz Adriano e Kalinic. Fino all’improvviso e inaspettato cambio di rotta.
Il Milan di oggi è una squadra giovane, forte, spensierata, con ancora alti e bassi com’è normale che sia, ma con un’identità forte. Per capire il presente, e interpretare il futuro, non possiamo però non partire dando uno sguardo al recente passato…
Un decennio avaro di successi
Il Milan non vince lo Scudetto da ormai più di 10 anni. In questa stagione ci sta riprovando, anche se secondo i bookmaker non ha grandi chance di tornare al successo: il sito GoldBet scommesse sportive, ad esempio, vede i rivali dell’Inter super favoriti per la vittoria finale, anche se dopo le difficoltà delle ultime giornate, i nerazzurri hanno perso smalto e per contro i rossoneri hanno riacquistato credito, anche agli occhi degli allibratori.
Era la stagione 2010/2011, in panchina c’era Massimiliano Allegri e in campo i vari Thiago Silva, Nesta, Ibrahimovic (con dieci anni in meno), Pirlo e Seedorf. Il Milan vinse il campionato davanti all’Inter e sembrava l’inizio di un nuovo ciclo, dopo qualche anno di appannamento. Nella stagione successiva, però, i rossoneri persero lo Scudetto da super favoriti, ai danni della nuova Juventus di Antonio Conte. E da quel momento iniziò il declino.
Dall’esonero di Allegri dopo una sconfitta con il Sassuolo, cominciò una girandola infinita di cambi in panchina: Seedorf, Inzaghi, Mihajlovic, Brocchi, Montella, Gattuso, il Diavolo provò tantissimi tecnici e giocatori, senza però trovare la quadratura del cerchio. Anche perché, nel frattempo, l’ex presidente Silvio Berlusconi aveva ridotto fortemente gli investimenti. Così, da quello Scudetto in poi arrivò soltanto una Supercoppa italiana, punto più alto della disastrosa gestione Montella.
La rinascita con Pioli
Due cambi di proprietà dopo (da Berlusconi a Lee, fino al Fondo Elliot), il Milan ha provato a ripartire con Marco Giampaolo in panchina. Operazione naufragata dopo solo due mesi e culminata con l’esonero del tecnico nell’ottobre 2020. Si vociferava di Spalletti e Mourinho per il dopo-Giampaolo, e invece un po’ a sorpresa arrivò Stefano Pioli, tecnico che aveva fatto discretamente bene con la Lazio, fallendo però la chance all’Inter, sua prima e fin lì unica “grande” allenata in carriera.
Il tecnico di Parma ci ha messo un po’ a entrare nei meccanismi del club, ma dopo l’umiliazione del 5-0 subito a Bergamo dall’Atalanta, nell’ultima partita del 2020, qualcosa è scattato. Complici il ritorno di Ibrahimovic e l’arrivo di Kjaer, il Milan si è sistemato in difesa e in attacco e ha cambiato modulo, passando dal 4-3-3 che aveva caratterizzato le ultime stagioni al 4-2-3-1, con uno step intermedio nel 4-4-2.
Nella seconda metà della stagione, il Milan è stata di gran lunga la squadra migliore e più vincente della Serie A, tanto da recuperare posizioni su posizioni e riuscire a qualificarsi per l’Europa League nell’annata successiva.
L’assalto allo Scudetto
L’inizio del 2020/2021 ha seguito le orme della fine della stagione precedente: un Milan bello, capace soltanto di vincere, issatosi in prima posizione, dove ci è rimasto fino a febbraio. Poi, complici i tanti infortuni, e qualche peccato di gioventù, il Diavolo ha lasciato campo all’Inter di Conte, che a fine anno si è laureata Campione d’Italia.
Il copione si sta ripetendo anche nel 2021/2022: il Milan è partito meglio, è stato a lungo in testa, ma tra novembre e dicembre ha lasciato spazio all’Inter, che ad un certo punto sembrava poter prendere il largo. Nonostante gli infortuni che non hanno dato pace ai rossoneri, la rosa più lunga a disposizione di Pioli ha permesso al Diavolo di rimanere comunque attaccato alla vetta della classifica, fino ad operare il recente controsorpasso – sebbene l’Inter debba recuperare la gara col Bologna.
Questione rinnovi
Il Milan del presente c’è. È sempre al vertice, esprime un buon calcio e secondo molti addetti ai lavori è solo questione di tempo, prima che riesca a conquistare un trofeo. Merito anche del lavoro di Maldini, Massara e Moncada, responsabili dell’area tecnica e del mercato. Negli ultimi due anni, raramente hanno sbagliato scelte: sono arrivati giocatori del calibro di Theo Hernandez, Tonali, Rebic e Tomori, protagonisti indiscussi pagati relativamente poco per ciò che hanno saputo poi esprimere in campo.
Questo al netto di alcuni addii eccellenti, come quelli di Calhanoglu e Donnarumma, che non hanno accettato l’offerta dei rossoneri di rinnovare il contratto. E a tal proposito, quest’anno il Diavolo rischia di perdere Romagnoli e Kessié, e di doverli quindi sostituire degnamente. Tra i due, il capitano è quello che ha maggiori chance di restare, mentre per l’ivoriano ogni speranza sembra ormai persa.
Il mercato in divenire
E veniamo al futuro, cioè al Milan che dovrà cercare di migliorarsi, a prescindere dall’esito di questa stagione. Lo staff rossonero ha individuato in Botman e Renato Sanches i due profili giusti, per età, costo e potenziale di crescita, per sostituire il difensore e il centrocampista in scadenza di contratto. Ma le grandi manovre riguardano anche l’attacco.
Ibrahimovic non è eterno, va per i 41 anni e i problemi fisici che hanno cominciato a tormentarlo nell’ultimo biennio difficilmente scompariranno. Anche Giroud non è più un giovanotto, e con Lazetic che deve ancora crescere, il Milan ha bisogno di un “9” affidabile che possa prendere in mano l’attacco in assenza dei due senatori.
Da questo punto di vista, il candidato numero uno sembra essere Belotti: il centravanti del Torino è in scadenza di contratto, non ha richieste economiche esorbitanti ed è nel pieno della maturità calcistica, pur essendo ancora abbondantemente sotto i 30 anni. E chissà che con il ‘Gallo’ davanti, il Milan possa riaprire un nuovo ciclo.