Con il Fai alla scoperta della Torre dei Balivi di Aosta
Venerdì 10 giugno la sede del Conservatoire de la la Vallée d'Aoste ha aperto le sue porte per una visita organizzata dalla delegazione regionale del Fai
Con il Fai alla scoperta della Torre dei Balivi.
Venerdì 10 giugno la sede del Conservatoire de la la Vallée d’Aoste ha aperto le sue porte per una visita organizzata dalla delegazione regionale del Fai.
Custodito nel cuore di Aosta, c’è un tesoro di archeologia immerso tra note soavi e memorie storiche: la Torre dei Balivi, sede del Conservatoire de la Vallée d’Aoste, ha aperto le sue porte a valdostani e turisti per un pomeriggio di archeologia, musica ed enogastronomia promosso dalla delegazione regionale del Fondo ambiente italiano, che ha schierato le sue guide esperte per un’ascesa sino al punto più alto del versante romano della città.
Romanità e medioevo
La Torre dei Balivi, edificio di epoca medievale costruito su di un basamento invece romano, non è affatto un luogo casuale dal punto di vista dell’urbanistica locale poiché sito nel punto più elevato di Aosta e affacciato proprio sull’anfiteatro.
«Raggiunta da aria più salubre e da numerose fonti di acqua, soltanto nel V secolo d.C. la Torre può dirsi quasi tangente alle mura romane interne, ma, a seguito dell’annessione di nuove strutture adibite a magazzini, la vecchia costruzione lignea è stata arricchita con terrazzamenti che ne hanno cambiato radicalmente la prospettiva» ha spiegato la guida Gabriele.
«A partire dalla fine del XII secolo, l’unica torre di forma quadrata della Valle d’Aosta viene ricostruita e abitata dalla famiglia De Palazio, che la edifica sul restante basamento delle epoche precedenti traendone la struttura in pietra proprio dalla muratura romana, spogliata per un tratto di circa 300 metri in totale».
I balivi
La Torre dei Balivi, oltre a possedere una più semplice funzione militare di fortilizio cittadino, svolge nel medioevo un ruolo simbolico di indice del lignaggio e delle possibilità economiche e politiche superiori di coloro che vi abitano.
«Quando, attorno alla fine del 1200, il sovrano Pietro II si trasferisce ad Aosta, la città sta vivendo un momento di notevole cambiamento nell’amministrazione sabauda e nella spinta politica del conte contro le fette maggiormente riottose della corte, ciò che conduce alla creazione di una nuova figura, quella del balivo, che detiene nelle proprie mani i poteri di prefetto, comandante militare, giudice e castellano» ha continuato Gabriele del Fai, mostrando alcune delle variegate e non ancora del tutto censite raffigurazioni che decorano le pareti del piano più basso della torre.
«È nel ‘600 che la struttura viene espansa a castello grazie alla costruzione di altre ali e di un perno centrale, un’area vastissima che, a partire da quel 1626 che vede il trasferimento dell’allora balivo nel Palais Roncas, inaugura il periodo di installazione delle carceri che durerà sino al 1984».
La scalinata e la cima
Un tempo spazio aperto con archi rampanti e perno distributivo dell’intera torre con accesso sito a 10 metri di altezza, la scalinata interna all’edificio risale al XVIII secolo ed è stata costruita per permettere l’accesso alle sale del carcere.
«Le mura non sono state sottoposte ad alcuna tipologia di restauro ma, in un’ottica iperconservativa, sono stati mantenuti disegni e scritte che rappresentano un autentico spaccato della vita carceraria di quell’epoca» ha concluso la guida del Fai
«Secondo un recente studio inglese, peraltro, su 356 frecce tirate quasi 150 penetrano dentro la costruzione, ciò che un tempo ha reso questa torre dalla funzione doppiamente difensiva da attacchi esterni e violenze dei prigionieri difficile da assediare nonché efficace punto dal quale gettare pietre per eventuali ribellioni ai nemici».
Musica e natura
Dopo aver ammirato i resti dell’arena romana conservati nel giardino del Convento delle suore di San Giuseppe, la visita guidata si è poi conclusa in musica con alcune esibizioni all’aria aperta dei talentuosi studenti del Conservatoire, che, tra violini e fisarmoniche, hanno saputo incantare i partecipanti con la loro arte.
I visitatori si sono infine spostati all’interno di una delle sale della torre per degustare il vino dell’azienda vitivinicola Tanteun e Marietta e le bontà enogastronomiche di Diego Bovard.
(giorgia gambino)