Gioco d’azzardo, un laboratorio per i ragazzi tra matematica, psicologia e prevenzione
Da lunedì 24 a domenica 30 ottobre, alla Cittadella dei Giovani ci sarà la possibilità di partecipare a un laboratorio interattivo per rispondere in modo scientifico alla domanda: conviene giocare d'azzardo?
Gioco d’azzardo, un laboratorio per i ragazzi tra matematica, psicologia e prevenzione.
«Occhio ragazzi, al gioco non si vince e vi spieghiamo il perchè».
Così si presenta il laboratorio sulla dipendenza dal gioco d’azzardo patologico che da lunedì 24 a domenica 30 ottobre sarà allestito alla Cittadella dei giovani, realizzato dalla società Taxi1729 e promosso dal Servizio per le Dipendenze patologiche dell’azienda Usl della Valle d’Aosta con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Aosta.
Gioco d’azzardo: 650 ragazzi al laboratorio
Vi parteciperanno 650 ragazzi di cinque istituzioni scolastiche superiori e due classi delle scuole medie e 23 docenti, secondo quanto riferito dalla Sovrintentdente agli Studi Marina Fey.
Il laboratorio è rivolto anche un pubblico generico, dai 13 anni in su che nei pomeriggi da lunedì a venerdì e sabato e domenica sia al mattino che al pomeriggio, potrà partecipare all’attività di circa un’ora condotta da guide formate da Taxi1729.
Gli orari: mattina, cinque turni dalle 8.30 ogni ora fino alle 12.30. Pomeriggio: tre turno a partire dalle 14.30.
La partecipazione è libera, ma è necessario prenotarsi al sito www.fateilnostrogioco.it/aosta o collegarsi qui.
Il laboratorio
Come un qualsiasi laboratorio scolastico, sarà presente un tavolo per gli esperimenti. In questo caso sarà un tavolo professionale da roulette francese.
Gli strumenti saranno gettoni colorati e una lavagna interattiva mobile collegata a un computer.
Il percorso laboratoriale è suddiviso in tre aree tematiche che offrono varie attività, tra matematica, psicologia e dipendenza.
Gioco d’azzardo, fenomeno in crescita
Di «fenomeno in crescita non solo tra i ragazzi che mi preoccupa profondamente» ha parlato l’assessore alla Sanità Roberto Barmasse che ha rilevato come «tra 15 e 65 anni, almeno una giocata d’azzardo sia stata fatta» e come il gioco d’azzardo colpisca le fasce già più fragili e le persone in precarie condizioni socio-economiche».
L’assessore Barmasse ha sottolineato anche l’effetto moltiplicatore dell’azzardo che coinvolge 7 persone della famiglia per ogni persona dedita al gioco patologico.
L’assessore Caveri: «Chi gioca è un fesso»
«Chi gioca è un fesso viste le probabilità di vincita infinitesimali – ha detto l’assessore all’Istruzione Luciano Caveri, rilevando come una cittadinanza consapevole, fatta di diritti e doveri, ha determinate soglie da non superare che, qualora superate, diventano reati.
Caveri ha parlato del Casinò, «che è in ogni caso un luogo protetto, inibito a chi gioca in modo patologico e in qualche modo rassicurato dal fatto che il primo gestore è proprio lo Stato».
Gioco d’azzardo: il 29,2% dei giocatori è minorenne
«La quota del gioco on line è raddoppiata dal 2019 al 2021» – ha fatto notare l’assessora alle Politiche Sociale Titti Forcellati.
I dati della Commissione d’inchiesta parlamentare del mese di giugno 2022 e presentata in Senato mostra dati preoccupanti e una raccolta delle giocate che passa dai 19 miliardi di euro del 2000 ai 96 miliardi di euro del 20216, con il boom di 102 miliardi di euro nel 2017.
I giocatori sono 10 milioni e mezzo; le giocatrici quasi 8 milioni.
Il 29,2% dei giocatori italiani è minorenne.
Forcellati ha richiamato «la necessità di riflettere sul gaming e ribadito la necessità di una rete interistituzionale di lavoro alla quale partecipino anche le famiglie».
Il direttore dell’azienda Usl: laboratorio interessante e divertente
Il direttore generale dell’azienda Usl Massimo Uberti si è soffermato sullo strumento offerto ai ragazzi e al pubblico attraverso il laboratorio interattivo.
«Smantellare l’idea che si possa vincere e rendere inefficaci quei meccanismi che ti rendono dipendente dal gioco nonostante la certezza di perdere sono le mosse vincenti – ha detto il dottor Uberti.
Farlo con il gioco stesso anzichè una noiosa conferenza è un’idea interessante e divertente, come quei giochi educativi del passato».
«Il gioco di svago ha un valore positivo ma qui parliamo di sensibilizzazione al rischio di una pratica compulsiva che diventa patologica – ha precisato la Sovrintendente agli Studi Marina Fey, soddisfatta per l’adesione di cinque istituzioni scolastiche e due classi delle scuole medie per complessivi 650 ragazzi.
Fey ha parlato anche dell’importanza dei ‘pari’, nel messaggio che i ragazzi partecipanti al laboratorio sapranno trasmettere ad amici e altri compagni.
Il commento della direttrice del Dipartimento di Salute Mentale
La direttrice del Dipartimento di Salute Mentale Anna Maria Beoni ha offerto una riflessione su ‘come’ il Servizio per le Dipendenze sia cambiato, di pari passo al cambiamento della società.
«Un tempo al Ser.T arrivavano coloro che facevano uso di eroina, magari direttamente dal Pronto Soccorso per overdose. Oggi le dipendenze sono da lavoro – molto poco in Italia invero – da sesso, da stupefacenti, da gioco e altro ancora.
I nostri servizi devono cambiare; i ragazzi dobbiamo individuarli sul territorio, portarli nei nostri servizi.
La scuola è il luogo più importante dove fare prevenzione».
Beoni ha fatto presente anche il modello familiare totalmente cambiato e che ha bisogno di essere sostenuto, con i ragazzi che trascorrono molto tempo da soli, fattore che predispone al rischio di dipendenze da social, internet, gioco, sostanze …
Il commento del direttore del SerD Gerardo Di Carlo
Il direttore del Servizio per le Dipendenze Gerardo Di Carlo ha offerto un’analisi della parola gioco cominciando dalla definizione della Treccani.
«Il gioco è ubiquitario nei mammiferi superiori – ha detto. Il gioco sviluppa abilità ma non è chiaro perchè il gioco si conserva anche da adulti.
Il gioco è onnipresente nelle culture umane, con modalità e atteggiamenti diversi.
Si distinguono i giochi di competizione, di simulacro, di vertigine e di azzardo mentere tra gli atteggiamenti abbiamo il ludus, la scaltrezza e la paidia, l’esuberanza, l’ebrezza.
Ma il gioco può ammalare? – si è chiesto il dottor Di Carlo.
«Sì, è una dipendenza senza sostanza con meccanismi neurobiologici identici nel caso di alcool o stupefacenti».
Di Carlo ha rilevato come «il gioco d’azzardo aumenta nei periodi storici di incertezza economica» ribadendo come «il gioco viene visto strumento di evasione dalla realtà, difficile da intercettare perchè è legale, facilmente accessibile, non percepito come problema e quando visto come problema, vissuto con vergogna e come stigma».
Nella foto in alto, da sinistra il dottor Gerardo Di Carlo, direttore della Struttura Semplice Dipartimentale Ser.D., la Sovrintendente agli Studi Marina Fey e la direttrice del Dipartimento Salute Mentale Anna Maria Beoni.
(cinzia timpano)