Merz si presenta con un “diktat” alla Commissione Ue: abrogare direttiva due diligence
Roma, 10 mag. (askanews) – La visita a Bruxelles del neo cancelliere tedesco Friedrich Merz, venerdì 9 maggio, giorno dell’Europa, i suoi incontri con i vertici istituzionali dell’Ue (con i presidenti del Consiglio europeo, Antonio Costa, della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Parlamento europeo, Roberta Metsola) e le dichiarazioni pubbliche che sono seguite a questi incontri, sono stati al centro dell’attenzione dalla stampa internazionale, soprattutto per quanto riguarda le grandi questioni geopolitiche legate al negoziato sui dazi con gli Usa, alla guerra in Ucraina, al rafforzamento della difesa europea.
Ma c’è un altro punto di cui si è parlato molto poco, più tecnico e molto più controverso, su cui Merz ha insistito per due volte nelle conferenze stampa dopo gli incontri con il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. E’ un punto che riguarda il recupero di competitività e la semplificazione burocratica dell’economia europea, che per la destra e per il Ppe, a cui Merz appartiene, significano soprattutto una decisa retromarcia sul Green Deal.
Il cancelliere ha chiesto in modo chiarissimo, quasi brutale, che alcune normative del Green Deal siano non solo ritardate, semplificate o annacquate (come sta già avvenendo con le modifiche ‘omnibus’ proposte dalla Commissione), ma completamente abrogate. E ha indicato un esempio chiaro: la direttiva sulla ‘diligenza dovuta’ da parte delle imprese riguardo alle catene del valore. Si tratta della ‘Corporate Sustainability Due Diligence Directive’ (Csddd) che richiede alle aziende di prevenire, mitigare o ridurre al minimo le violazioni dei diritti umani e sociali e delle norme ambientali che potrebbero verificarsi nelle proprie attività e lungo tutte le loro catene di approvvigionamento, soprattutto fuori dall’Ue.
Sulle questioni come ‘la competitività europea’ e la ‘riduzione della burocrazia europea’, ha affermato Merz durante la conferenza stampa con Costa, ‘la soluzione non è semplicemente rinviare, procrastinare. C’è bisogno di abrogare alcune normative. Vorrei fare solo l’esempio di questa direttiva Csddd, la direttiva europea sulle catene di approvvigionamento. Posticipare l’entrata in vigore non è una risposta. Questa è solo una soluzione temporanea al problema. La soluzione definitiva al problema deve essere semplicemente l’abrogazione di questa direttiva, proprio come noi faremo nel prossimo futuro – ha annunciato – con la legge tedesca sulla catena di approvvigionamento’, ovvero con la normativa nazionale che ha recepito la direttiva europea, ciò che ogni Stato membro ha l’obbligo di fare.
Più tardi, durante la conferenza stampa con von der Leyen, Merz ha ribadito il concetto. ‘Posso parlare – ha detto – dal punto di vista tedesco. Rafforzare la competitività dell’industria europea è il progetto centrale su cui ci concentreremo nei prossimi anni. Creare le giuste condizioni quadro per aiutare l’industria europea ad avere successo è un compito fondamentale, e dobbiamo ridurre la regolamentazione europea’.
‘Sono quindi lieto di vedere che ci impegneremo a ridurre la burocrazia europea con le normative ‘omnibus’. E questo – ha continuato il cancelliere tedesco rivolto alla presidente della Commissione – è un obiettivo su cui il governo tedesco vi sosterrà, e vi daremo suggerimenti su come procedere, perché speriamo di poter abrogare alcune direttive. La direttiva Csdd – ha insistito Merz – è una di quelle che cito sempre, la direttiva sulle catene di approvvigionamento europee. Noi – ha ripetuto – abrogheremo la legge tedesca che è stata recepita sulla base di quella direttiva. E questo è solo un esempio tra tanti. Abbiamo bisogno – ha concluso il cancelliere – di una modernizzazione radicale e di migliori condizioni quadro nell’Unione europea’.
In sostanza, il capo del nuovo governo tedesco è venuto a Bruxelles a esigere dalla Commissione europea che proponga di abrogare delle norme legislative che sono state democraticamente approvate, di recente, dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue, e ad annunciare che la Germania agirà comunque da sola, nel caso specifico della direttiva in questione, abrogando la legge di trasposizione che ha l’obbligo di attuare.
La direttiva Csddd era stata oggetto di durissimi negoziati alla fine della scorsa legislatura europea, che avevano portato a un sostanziale alleggerimento degli obblighi di diligenza previsti per le piccole e medie imprese, limitandoli alle grandi aziende e alle multinazionali, prima dell’approvazione finale da parte del Parlamento europeo e del Consiglio Ue.
Ma solo pochi mesi dopo, nel febbraio scorso, la Commissione ha presentato una serie di modifiche alla direttiva nel quadro della sua prima proposta ‘omnibus’: 1) le valutazioni obbligatorie e il monitoraggio delle imprese partner nelle catene del valore, che le aziende dell’Ue devono assicurare per rispettare la ‘diligenza dovuta’, dovranno essere effettuate ogni cinque anni, invece di essere annuali come prevede il testo originario; 2) verranno ridotte sostanzialmente le informazioni che possono essere richieste alle Pmi dalle imprese più grandi quando devono monitorare le loro catene del valore; 3) verrà cancellato del tutto il regime armonizzato a livello Ue di responsabilità civile nel campo di applicazione della direttiva (eventuali azioni in giustizia o richieste di risarcimenti per danni saranno sottoposti alle diverse legislazioni nazionali degli Stati membri). In più, l’applicazione degli obblighi previsti dalla direttiva per le imprese è stato inviato di due anni, al 2028, e la proposta della Commissione su questo punto è già stata approvata (il 3 aprile) dal Parlamento europeo.
La presidente della Commissione avrebbe dovuto, come minimo, segnalare a Merz che non sta a lui, e comunque non a lui da solo, decidere se abrogare o meno la legislazione europea già in vigore; che esiste un processo democratico co-legislativo comunitario; che non recepire una direttiva Ue, o abrogare la legge nazionale che l’ha trasposta, è semplicemente illegale; che lo Stato membro responsabile di mancata attuazione del diritto comunitario può essere obbligato a rimettersi in linea con le procedure d’infrazione e le sentenze della Corte europea di Giustizia. Ma Ursula von der Leyen, come c’era da aspettarsi, non ha detto assolutamente nulla.
Sven Giegold, ex europarlamentare tedesco dei Verdi, molto conosciuto, ed ex segretario di Stato nel Ministero per gli Affari economici e l’Azione climatica nel precedente governo tedesco del cancelliere Olaf Scholz, è uno dei pochi che hanno denunciato il diktat di Merz a Bruxelles. ‘Nella sua conferenza a Bruxelles – ha scritto sui social media -, il cancelliere tedesco Merz ha chiesto l’abolizione della direttiva Ue sulla catena di approvvigionamento (‘Csdd’), in contrasto con l’accordo di coalizione con la Spd. La conferenza stampa si è tenuta su invito e insieme alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Friedrich Merz ha presentato la sua richiesta con un tono autoritario, che fortunatamente non si è sentito dalla Germania e in Europa negli ultimi anni’.
‘L’iniziativa di Merz – sottolinea Giegold – è completamente fuori luogo, soprattutto in occasione della Festa dell’Europa. Dopotutto, l’idea europea è a favore dei diritti umani e dello Stato di diritto. Far lavorare le persone nelle catene di approvvigionamento globali per il nostro consumo, senza rispetto per i diritti umani fondamentali, contraddice i principi dei Trattati europei. Molte aziende prestano da tempo attenzione agli standard sociali ed ecologici nelle loro catene di approvvigionamento. In Germania, questa è la legge fin dall’ultima grande coalizione’.
‘La direttiva Ue sulle catene di approvvigionamento ora garantisce uno standard unico in tutta Europa e quindi una concorrenza leale’ tra le imprese che operano nel mercato unico. ‘Ecco perché molte aziende sostengono una legge europea sulla catena del valore, che venga attuata nel modo più semplice possibile, così come i sindacati, le chiese e la società civile. Purtroppo, Ursula von der Leyen si è astenuta oggi dal difendere questa legge europea sulla catena che era stata da lei stessa proposta’, conclude Giegold, insistendo affinché vi sia una verifica su questo punto in seno alla coalizione di governo tedesca.
Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese