Campus Bio-Medico: microbiota, ambiente e salute, ecco cosa li lega
Milano, 29 mag. (askanews) – Nutrizione, ambiente e stile di vita contano. E molto. È il messaggio emerso dal convegno “L’armonia invisibile: il microbiota tra ambiente e salute”, promosso dal Policlinico Universitario Campus Bio-Medico all’Istituto Luigi Sturzo, in occasione del World Digestive Health Day 2025.
Al centro, il microbiota intestinale. Non più tema da addetti ai lavori, ma nodo cruciale per la salute pubblica. “La crescente attenzione internazionale verso lo studio del microbiota ha prodotto, negli ultimi anni, un vero e proprio cambio di paradigma”, ha detto Michele Guarino, responsabile dell’Unità Disturbi funzionali intestinali e microbiota del Policlinico. “Non si tratta più soltanto di un ambito specialistico o di frontiera, ma di un terreno sempre più centrale per comprendere e prendersi cura della salute umana nella sua interezza”.
Nel corso dell’evento sono stati presentati i risultati di una ricerca realizzata in collaborazione con Università Campus Bio-Medico, CNR e National Biodiversity Future Center. Lo studio – che ha coinvolto 130 persone, tra pazienti affetti da IBD (malattie infiammatorie croniche intestinali come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa), IBS (sindrome dell’intestino irritabile) e soggetti sani – è stato recentemente illustrato anche alla Digestive Disease Week di San Diego.
Obiettivo: indagare come dieta, attività fisica, ambiente e profili molecolari (in particolare i microRNA) si correlano alla composizione e funzionalità del microbiota. I risultati parlano chiaro: stili di vita e contesto ambientale incidono in modo diretto sulla biodiversità intestinale.
Nei soggetti con dieta povera di fibre, per esempio, è emersa una minore varietà microbica. Nei pazienti IBD, la diversità è risultata significativamente ridotta, mentre nei pazienti IBS si è attestata su livelli intermedi. In generale, chi vive in ambienti rurali mostra una flora intestinale più ricca rispetto a chi abita in aree urbane. Anche il livello di attività fisica è risultato più basso nei pazienti, con ricadute negative sulla salute intestinale.
“È ormai chiaro che la composizione del microbiota non dipende solo dall’alimentazione o dai farmaci”, ha sottolineato Michele Cicala, direttore della Gastroenterologia del Campus. “Fattori come qualità del sonno, stress, relazioni sociali, ritmi di vita e persino gli stimoli sonori esercitano un’influenza rilevante”.
Tra gli indicatori monitorati anche la zonulina fecale, associata alla permeabilità intestinale. Chi non seguiva una dieta mediterranea presentava livelli più alti, segnale di indebolimento della barriera mucosa. Infine, l’analisi dei microRNA ha rivelato alterazioni significative nei pazienti con IBD – in particolare di miR-24 e miR-923 – a conferma del loro possibile ruolo nei meccanismi infiammatori.
“Questo convegno rappresenta un esempio concreto del nostro impegno per una sanità integrata, innovativa e centrata sulla persona”, ha commentato Paolo Sormani, amministratore delegato e direttore generale del Policlinico. “Il microbiota è una delle frontiere più affascinanti della scienza biomedica: ricerche come quella presentata oggi ci aiutano a comprendere quanto la salute dell’intestino rappresenti effettivamente una chiave per leggere le condizioni dell’intero organismo, e quanto l’ambiente – nelle sue dimensioni ecologiche, sociali e culturali – sia un fattore determinante del benessere complessivo dell’individuo”.
A chiudere, un’esecuzione dal vivo di musica barocca da camera, a cura di Maurizio Di Chio e Nicola Pignatiello. Un momento non solo di intrattenimento ma in realtà perfettamente coerente: la musica – come confermano studi recenti – può modulare lo stress e i ritmi biologici lungo l’asse intestino-cervello. E nella visione integrata del Policlinico, anche l’arte diventa strumento terapeutico complementare.