Legge elettorale: la richiesta di referendum confermativo dichiarata illegittima
L'Ufficio di Presidenza del Consiglio Valle ha rigettato la richiesta del Comitato per la riformata elettorale; all'appello mancano 158 firme: sulle 2.268 presentate sono valide 2.110; erano necessarie 2.117
Legge elettorale: la richiesta di referendum confermativo dichiarata illegittima. È quanto ha attestato l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Valle sulla richiesta del Comitato per la riformata elettorale. All’appello mancano 158 firme, quelle raccolte dal consigliere leghista Luca Distort, sulle 2.117 necessarie. Il consigliere ha agito in qualità di autenticatore ma non aveva presentato la prevista dichiarazione di disponibilità ad autenticare.
Le operazioni di verifica
Dalle operazioni di verifica effettuate dagli uffici dell’Assemblea regionale, è infatti emerso che a fronte di un totale di 2.273 firme che i delegati hanno dichiarato di aver depositato e regolarmente autenticato, le firme realmente apposte sono 2.268.
Inoltre, 158 firme non risultano regolarmente autenticate ai sensi dell’articolo 9, comma 4, della l.r. 4/2002, in quanto manca la dichiarazione preventiva di disponibilità all’autentica da parte di un Consigliere regionale.
Il numero delle firme regolarmente autenticate, al netto di n. 158 firme dichiarate nulle, è pari a 2.110, quindi inferiore alla cifra di 2.117.
La richiesta di referendum poteva infatti essere avanzata, entro tre mesi dalla sua pubblicazione, avvenuta sul Bollettino ufficiale della Regione del 4 marzo 2025, da almeno un cinquantesimo degli elettori (pari a 2.117 cittadini) oppure da almeno un quinto dei Consiglieri regionali (7 su 35), secondo quanto previsto dalla legge regionale n. 4/2002. Cosa, quest’ultima, che è avvenuta. A richiedere il referendum confermativo sono stati i 6 consiglieri della Lega Vallée d’Aoste e 1 consigliere del Gruppo misto.
Jean-Pierre Guichardaz all’attacco
Sul suo profilo Facebook scrive: «Delle 2.273 firme depositate, 158 sono state dichiarate nulle. Il motivo? Il consigliere regionale Luca Distort, che ha agito in qualità di autenticatore, non aveva presentato la prevista dichiarazione di disponibilità ad autenticare. Un atto richiesto dalla normativa, che è mancato del tutto. Risultato: l’intero pacchetto di firme da lui convalidate è stato invalidato. Quindi: il referendum si farà, sì. Ma solo grazie alla richiesta presentata da sette consiglieri regionali. Non da parte del popolo, come era stato raccontato.
E rincara: «E tra quei sette, ironia della sorte, c’è lo stesso Distort, la cui firma da cittadino è stata invalidata per irregolarità procedurale. Si potrebbe liquidare il tutto come una leggerezza formale. Ma è molto di più: è un segnale di superficialità, di improvvisazione, e forse anche di scarsa competenza su strumenti che si invocano con grande enfasi e retorica. Mentre si diceva ai cittadini che la firma serviva per “difendere la Costituzione” o “ripristinare la rappresentanza femminile”, non si è stati in grado di rispettare una procedura di base».
Pd, autogol a destra
Il partito democratico in una nota sentenzia: «chi si è opposto alla riforma elettorale e che si propone di governare la Regione non è neppure in grado di raccogliere regolarmente poco più di 2 mila firme; se i consiglieri che volevano il referendum avessero presentato immediatamente la richiesta oggi avremmo votato – magari insieme ai referendum sul lavoro e sulla cittadinanza – e il risultato avrebbe consentito di chiarire subito, prima della convocazione dei comizi elettorali, con quale legge elettorale si sarebbe votato a settembre».
«L’insufficienza delle firme raccolte certifica il fallimento politico di un’operazione che abbiamo sempre considerato un abominio politico – prosegue la nota -, rappresentato da una convergenza inaccettabile tra l’estrema destra e una sinistra solitaria, con la quale non abbiamo mai condiviso né metodo né merito. Noi, al contrario, rivendichiamo la bontà della nuova legge elettorale, che rappresenta un passo avanti importante: l’introduzione delle tre preferenze, inclusa quella di genere, supera la preferenza unica, poco gradita ai partiti e, soprattutto, ai cittadini».
(re.aostanews.it)