Tor des Géants, Francesca Canepa: «accuse infamanti e non ho modo di difendermi
«Farò ogni passo necessario a tutelare la mia immagine. Vede, mi trovo nell’assurda situazione di dovermi difendere da accuse infamanti, fango gettato gratuitamente sulla mia persona. Come faccio a dimostrare che a Les Goilles ci sono passata? Mica ho foto da esibire, non faccio la mia gara pensando che qualcuno vuole screditarmi e quindi non ho foto di ogni punto dove passo. Tutto ciò è incredibile».
Francesca Canepa non ha ancora smaltito la rabbia e la delusione per l’epilogo amaro della sua gara: squalificata per non essere transitata al punto di controllo di Les Goilles.
«Io a Les Goilles ci sono passata – commenta Francesca Canepa – ma non ho visto nessuno. Ho preso il mio thè e ho proseguito. Non mi sono neanche posta il problema di farmi vedere o di registrare la mia presenza, ho pensato alla gara e sono andata avanti sulla strada interpoderale che porta al rifugio Sogno di Berdzé. Tutto qui».
Il battibecco con Rossi (l’atleta della Valchiusella che l’ha accusata di aver sfruttato un passaggio in auto da Cogne a Lillaz ma che poi non ha formalizzato l’esposto all’organizzazione, ndr) c’è stato…
«Ma io questo Rossi non lo conosco, non l’ho mai visto… quando al Dondena mi ha detto se era andato bene il viaggio da Cogne a Lillaz in auto gli ho risposto che se aveva dei problemi avrebbe dovuto rivolgersi all’organizzazione. Tutto qui. Credo che ciò che ha detto sia oltre che cattivo e infamante, anche avventato. Bastava infatti controllare; io sono uscita dalla base vita prima di lui, mentre lui sosteneva di essere uscito prima di me. Prima di accusarmi avrebbe potuto verificare le tabelle orarie».
Il rilevamento cronometrico era al rifugio Sogno di Berdzé, ma un punto di controllo era fissato proprio a Les Goilles, non lo sapeva?
«Guardi, è difficile da spiegare, io faccio la mia gara, non mi sono posta la domanda – ho preso il thè e ho proseguito – se avessi saputo di dovermi fermare lo avrei fatto, ma io ho continuato la mia gara senza pensare a una ipotetica mancanza, convinta del rilevamento al rifugio Sogno. Tutto qui. Quello che è successo infanga la mia persona e sporca questa straordinaria gara, gettando ombre. Io parto per fare il mio meglio, non per barare. Su questo sono integerrima, non ho mai neppure tagliato un tornante, figurarsi se utilizzo l’auto. Io non devo vincere a tutti i costi, io faccio la mia gara. E poi, che motivo avrei avuto dal momento che il mio vantaggio superava già l’ora?
Ha chiesto spiegazioni all’organizzazione?
«Non è stato possibile chiarirsi, nessuno ha chiesto la mia versione dei fatti, nessuno mi ha risposto.
Quello che provo adesso è un misto di delusione e di rabbia; io mi sono sempre ribellata alle ingiustizie e adesso, pur non avendo fatto nulla di contrario al regolamento, mi trovo nella situazione di dover rispondere a delle accuse, accuse contro le quali io non ho modo di difendermi. Non faccio certo la mia gara pensando di dover ‘provare’ ogni singolo passaggio con le fotografie. Tutto questo è infamante, mi danno della ladra e io questo non posso accettarlo. Quel che è certo è che tutelerò la mia immagine e quella della mia famiglia».
Nella foto, Francesca Canepa.
(cinzia timpano)