SALUTE & BENESSERE
di Luca Mercanti  
il 23/11/2017

Regalare un pesce vs insegnare a pescare

Ecco un altro contributo della dottoressa Rossana Raso (psicologia)

«Anche io sono un po’ psicologo», «cosa vado a fare dal terapeuta, parlo con un mio amico e mi dà un consiglio lui!». Se avessi un centesimo per ogni volta che ho sentito queste frasi… Il lavoro psicologico però non è così semplice e non corrisponde a consigliare la persona nelle scelte e nei percorsi di vita, dire cosa vada fatto per superare delle difficoltà, né fornire verità rivelate. Il semplice consiglio non può rappresentare un aiuto efficace per chi è in crisi. Certo, parlare con un amico o un parente e sfogarsi può essere molto utile e prezioso, se non altro per la condivisione di un peso, ma il lavoro con un professionista non è liquidabile così semplicemente. Il consiglio, proprio per come è costituito: «secondo me…» o «io farei così…», informa circa la persona che lo esprime, è tarato su questa. Ognuno è portato a reagire alle situazioni ed esprimersi in relazione alla proprie caratteristiche personali, storia di vita ed esperienze. Ciò che è utile o praticabile per me, non può esserlo automaticamente per un altro. O se anche lo fosse in una specifica circostanza, in una successiva avversità si ritroverà nella medesima condizione di bisogno e cercherà nuovamente l’appoggio esterno. Parlo ovviamente di problematiche esistenziali, situazioni di crisi interiore, patologie psichiche e difficoltà relazionali. Per quanto riguarda problemi materiali o “tecnici” va da sé che il consiglio o l’aiuto pratico altrui siano più che utili ed auspicabili. Un percorso psicologico è lontano da questo. Potremmo sintetizzare la cosa con un famoso aforisma: “dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”. L’obiettivo è supportare la persona nella ricerca delle proprie risorse (siano esse intrinseche, relazionali o sociali) e renderla in grado di sentirsi più padrona di sé e di superare i momenti di difficoltà facendo appello ad un lavoro personale. Lo psicologo non dà ricette, né soluzioni preconfezionate, aiuta invece a sbrogliare matasse, ad attivare connessioni, a focalizzare questioni in ombra e a sviluppare le competenze riflessive. Si pone da impalcatura sulla quale il paziente può sorreggersi temporaneamente imparando piano piano a farlo da solo. Un altro luogo comune associato a questo campo si può sintetizzare con la frequentissima espressione <<io non ci vado dal terapeuta, non sono mica matto!>>. Ciò è legato ad errati pregiudizi, disinformazione e timori radicati. Psicologia non è sinonimo di pazzia, è invece naturalmente correlata alla mente in tutte le sue sfaccettature e traduzioni comportamentali ed esistenziali. A chiunque può capitare di attraversare un periodo difficile. C’è chi si rialza da solo e lo fa egregiamente, ma in certi momenti la confusione, la tristezza e il dolore possono rivelarsi troppo accecanti e totalizzanti per potersene prendere carico da soli. Tendere la mano in cerca di aiuto non rende deboli, pazzi o biasimabili, è anzi segno di coraggio e fiducia.

www.psicologaaosta.com

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