‘ndrangheta, relazione DIA: «Mire espansionistiche della mafia in Valle d’Aosta»
Pubblicata la Relazione del ministro dell'Interno al Parlamento; per la terza edizione consecutiva, la Valle d'Aosta si è "conquistata" un intero capitolo
‘ndrangheta, relazione DIA: «Mire espansionistiche della mafia in Valle d’Aosta».
«E’ evidente che» anche la Valle d’Aosta «rientri a pieno titolo fra quelle aree che i gruppi mafiosi hanno eletto quali zone in cui dirigere le loro mire espansionistiche, per ampliare le tipologie di investimento e inserirsi in mercati ove riciclare e reinvestire ingenti capitali illeciti». E’ quanto si legge nella prima Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia relativa al 2020. Come già avvenuto nelle due precedenti edizioni, la regione alpina – che precedentemente era legata al Piemonte – si è “conquistata” un intero paragrafo nel dossier presentato dal Ministro dell’interno al Parlamento.
I reati spia
Partendo dai numeri, l’analisi svolta «ha consentito di selezionare 7983 segnalazioni di interesse della DIA» a livello nazionale, 1691 delle quali direttamente attinenti alla criminalità mafiosa e 6292 riferibili a reati spia.
Per quanto riguarda la Valle d’Aosta, le segnalazioni direttamente attinenti alla criminalità mafiosa sono state 7, mentre quelle riferibili ai reati spia 41.
Tornando all’analisi dei dati raccolti a livello nazionale, la DIA precisa che «le segnalazioni di operazioni sospette» (ad esempio bonifici e prelevamenti in contanti), quelle «strettamente connesse con l’epidemia sono risultate 1583 su un totale di 88101». E sempre riguardo all’emergenza Covid, in Valle sono state registrate 31 segnalazioni di operazioni sospette.
Geenna, punto di rottura con il passato
Nelle sue 600 pagine, il documento evidenzia come «l’interesse crescente delle mafia a permeare l’area (la Valle d’Aosta ndr) è emerso inequivocabilmente con lo scioglimento del Consiglio comunale di Saint-Pierre», disposto il 10 febbraio 2020 «a seguito dell’operazione Geenna del 23 gennaio 2019». Secondo il Viminale «si tratta di una decisione significativa, che ha interessato un’area considerata nel passato avulsa delle mire della criminalità organizzata».
Sul punto, la DIA precisa però che «già da tempo si era avuta contezza della presenza di insediamenti ‘ndranghetisti in Valle d’Aosta, in quanto importanti risultanze investigative avevano mostrato chiari segnali sull’operatività di soggetti contigui alle consorterie calabresi Iamonte, Facchineri e Nirta, sebbene all’epoca non venisse accertata la costituzione di Locali».
Ma oggi la situazione è cambiata. L’anno scorso, nell’ambito del processo nato dall’operazione Geenna su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nella più piccola regione italiana, il gup di Torino (per gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato) e il Tribunale di Aosta (per quelli che avevano optato per il dibattimento) hanno stabilito – anche se solamente in primo grado – che in Valle d’Aosta era presente un Locale di ‘ndrangheta strutturato e operativo.
«Silente progressione»
Nella Relazione, infatti, il ministro dell’Interno parla di una «silente progressione delle consorterie criminali organizzate in Valle», confermata proprio «nell’operazione Geenna». Si legge ancora: «L’attività investigativa ha rivelato l’esistenza nel capoluogo valdostano di un vero e proprio Locale di ‘ndrangheta riconducibile alla cosca Nirta-Scalzone di San Luca». E sempre analizzando l’operazione antimafia del 2019, viene ricordato il fatto che «le indagini hanno documentato, oltre alla presenza di esponenti del clan Nirta dediti al traffico di cocaina tra Italia e Spagna, interferenze criminose nella gestione delle risorse pubbliche locali, attraverso il meccanismo dello scambio elettorale politico mafioso». In particolare, «ciò sarebbe avvenuto proprio nel territorio di Saint-Pierre colpito dallo scioglimento del Consiglio comunale per l’ingerenza della criminalità organizzata che avrebbe compromesso la libera determinazione e l’imparzialità degli organi elettivi nonché il buon andamento e il funzionamento dei servizi».
Tentacoli sì, ma “solo” della ‘ndrangheta
Sempre nel dossier viene poi sottolineato come la ‘ndrangheta sia l’unica mafia ad aver allungato i propri tentacoli sulla Valle d’Aosta. Sul punto, si legge: «Nel territorio valdostano non si sono avuti recenti riscontri circa la presenza di soggetti vicini ad altre matrici mafiose, né si ha al momento contezza circa la sussistenza di presenza strutturate di criminalità allogena», cioè di “importazione” da altri paesi.
Tuttavia, «si registrano talvolta episodi di traffico e di spaccio di sostanze stupefacenti a opera di cittadini stranieri, in collaborazione con elementi locali».
(federico donato)