Zona rossa: i furbetti delle sanzioni, le motivazioni fantasiose per evitare la multa
Tra queste: «porto i fiori al cimitero» ma la moglie è viva; «Ho un cantiere in casa», ma gli sci in auto
Zona rossa: i furbetti delle sanzioni, le motivazioni fantasiose per evitare la multa.
E’ ormai unanimemente sdoganato il termine per chi, da inizio pandemia, ha fornito alle Forze dell’ordine le scuse più fantasiose (se non improponibili) per giustificare soprattutto i propri spostamenti durante il primo lockdown o nelle attuali zone rosse. Per farsi un’idea dei numeri delle persone sanzionate basta scorrere rapidamente i bollettini diffusi dalla Regione. Il primo in cui si parla di sanzioni e controlli (oltre che di contagi) è quello del 23 marzo 2020: 821 controlli eseguiti e 18 sanzioni elevate. Un trend che, a grandi linee, è rimasto confermato fino a metà aprile dell’anno scorso, quando i controlli sono scesi da poco meno di mille a 600 e le sanzioni quotidiane da più di 10 (in media) a una o due ogni 24ore; dati in linea con gli ultimi bollettini.
Le scuse
Nel primo lockdown, comunque, quando praticamente ogni spostamento era vietato, c’è stato chi ha detto alle Forze dell’ordine «vado a portare i fiori al cimitero a mia moglie», ma la donna era viva e vegeta a casa. Risultato: sanzione.
Ma ci sono stati anche episodi meno paradossali. Ad esempio,il 19 marzo 2020, alcuni ragazzi di Verrès erano stati sorpresi mentre giocavano a pallone in un campetto. Stessa cosa avvenuta qualche giorno dopo a Saint-Vincent, dove i giovani erano 4. C’è stato poi anche chi ha provato a convincere la Forze dell’ordine di essere in giro – nonostante il lockdown – per fotografare la città deserta: «E quando mi ricapita un’occasione così?».
Il recidivo
Ma c’è anche stato un lombardo che a metà marzo è stato sanzionato due volte nel giro di 24 ore a Courmayeur: fermato per un controllo mentre era a bordo del suo suv, l’uomo ha spiegato di essere in Valle per prendere la figlia di un suo amico per riportarla a casa. Non era vero: sanzione.
La sera successiva, l’uomo è stato nuovamente fermato a bordo del suv: «Sto andando a comprare dei farmaci». Anche in questo caso si trattava di una bugia, e così è scattata la seconda multa.
Sci e feste di laurea
Certo, da allora le regole sono cambiate tantissime volte, ma ancora oggi le cronache raccontano spesso di episodi singolari. C’è chi, proveniente da fuori regione, sostiene di dover eseguire lavori urgenti nella seconda casa ma sul tetto dell’auto – su cui si trovano papà, mamma e due figli – ha gli sci da fondo. Ma ci sono state anche feste di laurea (interrotte dai Carabinieri chiamati dai vicini disturbati dallo scoppio di petardi e fuochi d’artificio).
Un altro esempio? Alcune feste dei coscritti che nemmeno la pandemia è riuscita a fermare. Tutte occasioni di convivialità potenzialmente pericolose; basti pensare al fatto che il cluster di Ayas sembra essere partito da una semplice partita di bocce.
Serrande alzate
Numerose sanzioni, poi, riguardano i titolari di bar e ristoranti che, soprattutto negli scorsi mesi e quasi tutti “per protesta”, avevano tenuto le serrande alzate anche dopo l’orario consentito.
Ma non tutti i presunti furbetti sono stati sanzionati. D’altronde, come sempre, fatta la regola c’è chi le inventa tutte per aggirarla. C’è stato infatti chi, soprattutto in feste di Carnevale e sperando di non essere controllato durante il tragitto, ha deciso di passare qualche giorno negli alberghi di lusso (che erano aperti in modo legittimo) approfittando del fatto che i controlli sulle registrazioni non venivano fatti.
La vacanza di Ronaldo e le visite mediche
Lo ha fatto anche Cristiano Ronaldo. Ma vi era un altro modo per aggirare le regole: fonti accreditate, infatti, rivelano che attività come i dentisti (e altri specialisti) hanno dovuto implementare il personale soprattutto il sabato in quanto persone residenti fuori Valle prenotavano una visita così da poter raggiungere la Regione alpina, dove poi rimanevano per qualche giorno.
Un altro esempio: visto che anche i più giovani sciatori sono stati riconosciuti di interesse nazionale, ci sono state intere famiglie (nonna, zia e cugini) che hanno trascorso qualche settimana in Valle approfittando della convocazione dello sciatore di famiglia.
Le pene
Ma cosa si rischia? Inizialmente, il decreto “Resto a casa” prevedeva, oltre alla sanzione amministrativa,una denuncia penale. Impianto poi rapidamente rivisto: oggi, il diritto penale interviene solamente in determinati casi (più gravi), mentre per le violazioni più comuni (come il mancato uso della mascherina) sono previste sanzioni amministrative da 400 a 1000 euro. In certi casi, però, può invece scattare l’applicazione del Testo unico delle leggi sanitarie (Tuls), che all’articolo 260 stabilisce pene severe per «chiunque non osserva un ordine legalmente dato per impedire l’invasione o la diffusione di una malattia infettiva dell’uomo»; è il caso dei due bar della bassa Valle che avevano aperto nonostante, dopo numerose sanzioni amministrative, il prefetto avesse ordinato la chiusura per 30 giorni.
La medesima disposizione potrebbe scattare anche per chi, pur essendo positivo e quindi in quarantena domiciliare, dovesse essere sorpreso fuori dalla propria abitazione.
L’autocertificazione
Un discorso a parte lo merita invece il tema del falso ideologico in atto pubblico, tradotto: chi mente nell’autocertificazione. Si tratta del reato previsto dall’articolo 483 del codice penale, che punisce chiunque dichiari una circostanza non vera. Ma la pochissima“giurisprudenza” (nessun caso è mai arrivato in Cassazione e la Corte costituzionale non si è mai pronunciata sul punto) non va in una sola direzione.
Ci sono stati alcuni decreti penali di condanna, certo, ma anche due note sentenze. Il gip del Tribunale di Milano, infatti, ha assolto un imputato che aveva dichiarato di recarsi da un cliente, per poi cambiare idea nel tragitto. Secondo la sentenza, per essere penalmente rilevante la bugia resa al pubblico ufficiale deve riguardare fatti già compiuti e non semplici intenzioni.
A Reggio Emilia, invece,un giudice ha assolto un imputato per falso ritenendo che il dpcm che aveva introdotto i divieti di spostamento fosse in contrasto con la Costituzione; disapplicandolo, quindi, è venuto meno il presupposto del reato. Impostazioni non condivise dalla Procura di Aosta. Gli uffici guidati dal procuratore Paolo Fortuna, infatti, assicurano che a chiunque attesti il falso sulle ragioni di uno spostamento verrà contestato il falso ideologico in atto pubblico.
(fe.do.)