Furto monete: preso il ladro del Museo Archeologico Regionale
La Squadra mobile di Aosta ha denunciato a piede libero l'aostano Stefano Di Mascio, autore del furto di mercoledì. Le dieci monete erano già state rivendute a un numismatico canavesano. Sotto la lente di ingrandimento la sicurezza del sito museale
E’ un aostano di 51 anni, Stefano Di Mascio, già conosciuto alle forze dell’ordine per precedenti in reati predatori, l’autore del furto di dieci monete d’oro dell’epoca bizantina, al Museo Archeologico Regionale, avvenuto nella mattinata di mercoledì 31 gennaio, secondo giorno di Fiera di Sant’Orso.
L’uomo, denunciato a piede libero e che sarà processato per direttissima lunedì, è stato beccato dagli uomini della squadra mobile di Aosta, guidati dal commissario capo Eleonora Cognigni, che nel giro di 48 ore e «grazie alla profonda conoscenza del territorio» sono riusciti a risolvere un caso «molto antipatico» ha sottolineato il Capo di Gabinetto della Questura di Aosta, Augusto Canini.
Sicurezza del museo sotto la lente di ingrandimento
L’operato degli uomini della Squadra mobile è stato molto rapido, come sottolinea il dirigente Eleonora Cognigni, che ricostruisce l’avvenimento. «Il furto è stato favorito dalle scarse condizioni di sicurezza della struttura, o per meglio dire, dai tempi di reazione del protocollo di sicurezza – sottolinea Cognigni –. L’autore del furto si trovava per caso all’interno del Museo e vedendo le condizioni di confusione e di scarso controllo ha approfittato della situazione e ha manomesso la teca. E’ scattato immediatamente l’allarme, ma l’intervento della sicurezza non ha permesso di fermare il ladro, che ha sottolineato di aver agito per necessità, escludendo di fatto il furto su commissione».
Decisiva la videosorveglianza
Le indagini sono partite «dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza – continua ancora il commissario capo –, la cui scarsa qualità è stata compensata dalla conoscenza del territorio e dal confronto con alcune immagini già in nostro possesso. Si tratta di tipi di furto particolari, che non avvengono di frequente e questa peculiarità ci ha permesso di risalire all’autore prima che le monete venissero immesse sul mercato».
Monete vendute a un numismatico canavesano
Già, perché Stefano Di Mascio aveva già provveduto a vendere le monete a un «numismatico del Canavese – racconta ancora Cognigni –. La rapidità è stata fondamentale. Abbiamo ritrovato il soggetto, residente in Valle, ancora vestito con gli stessi abiti apparsi nelle immagini e siamo risaliti al numismatico cui era stata venduta la refurtiva». Vista la completezza delle indagini «abbiamo chiesto e ottenuto il processo per direttissima, che si terrà lunedì» spiega il dirigente della Squadra Mobile; l’accusa è di furto con scasso.
Al vaglio degli inquirenti (il fascicolo è stato assegnato al sostituto procuratore Luca Ceccanti) rimane ora la posizione dell’acquirente: «Crediamo che non fosse al corrente della provenienza delle monete – conclude Cognigni –, ma la sua posizione verrà valutata successivamente dagli inquirenti». La possibile estraneità sarebbe confermata dal fatto che le monete sarebbero state vendute «a peso d’oro» e non secondo un valore «collezionistico», facendo così decadere, come detto, l’ipotesi del furto su commissione.
(alessandro bianchet)