Allevatori: «senza aiuti della PAC, le aziende muoiono»
Grido d'allarme degli allevatori dell'Arev e di Mouvement Montagne; l'assessore all'Agricoltura però rassicura, «entro fine marzo i contributi a tutto il 2017 saranno erogati».
«Senza gli aiuti della PAC, la Politica Agricola Comune il settore zootecnico regionale – fondato su un modello di allevamento ecocompatibile e in perfetta armonica con il territorio – è destinato a scomparire».
Le continue anomalie dei sistemi informatici e una burocrazia lenta e farraginosa bloccano le liquidazioni, mettendo letteralmente in ginocchio le aziende. Il numero dei bovini è sceso del 10% in dieci anni; ogni anno, scompaiono oltre cinquanta azienda, una ogni settimana.
E’ il grido d’allarme di Jean-Paul Chadel, presidente dell’Association Régionale Eléveurs Valdôtains e di Michel Celesia, presidente di Mouvement Montagne che stamane hanno convocato un incontro per dare voce alla disperazione degli allevatori.
Ha appoggiato le istanze degli allevatori rappresentati da Arev e MM anche la sezione valdostana della CIA, la Confederazione Italiana Allevatori, mentre si è chiamata fuori Coldiretti.
«Basta proclami»
«Intanto, basta proclami. Ogni due settimane sento annunci trionfalistici circa anticipi e contributi che arrivano. Anticipi che poi non sono visto che si tratta di somme riferite agli anni 2015-2016. Sembra quasi che agli allevatori piovano soldi da ogni dove. Non è così, anche se la comunità valdostana percepisce questo. Poi, un appello da parte di tutti gli allevatori che rappresento, un appello e non un’accusa rivolta a tutti: «così, la nostra agricoltura non può stare in piedi; gli aiuti che arrivano dalla Politica Agricola Comune sono sul bilancio, non sul reddito. Noi apprezziamo il lavoro e lo sforzo per risolvere i problemi, ma non c’è niente da festeggiare se ciò che mi spetta arriva con due anni di ritardo. E anche di più, visto che ci sono aziende che aspettano somme dal 2009.
Gli interventi che compensano in parte il disavanzo tra costi di produzione e ricavi sono quanto dovuto a sostegno di un settore fondamentale per l’economia della nostra regione ma anche per il mantenimento del territorio e della montagna. Se poi decidiamo che questo tipo di allevamento non è più una priorità, bene, basta dirlo, tenendo conto però del costo per la valorizzazione, cura e mantenimento del territorio che sarà venti volte quello attuale. E senza contare i riflessi occupazionali, per le decine e decine di persone stipendiate che lavorano in assessorato, al Consorzio, all’Area ecc».
«La programmazione periodica 2015-2020 prevede circa 136 milioni di erogazioni; oggi, siamo a metà del periodo e siamo neanche al 10% circa di somme erogate, circa 10 milioni. Così non si può andare avanti; dobbiamo lavorare, uniti, perchè la macchina torni a funzionare – ha concluso Chadel – altrimenti gli allevatori si rivolgeranno alle dovute sedi, dal difensore civico alle aule dei tribunali fino alle piazze. Vorremmo avere quanto ci spetta, non pietire».
L’assessore all’Agricoltura Alessandro Nogara allarga le braccia: «vorrei sapere come comportarmi, se annuncio di aver ricevuto i decreti che sbloccano le erogazioni, mi sembra normale comunicarlo. Se non devo più dire niente, me lo dicano. E comunque rassicuro sul fatto che, nonostante le difficoltà, il nostro impegno con è massimo; il disbrigo delle pratiche ha subito un’accelerazione; ritengo che tra febbraio e marzo, riusciremo a regolarizzare tutti i pagamenti dovuti sino all’anno 2017».
I dettagli su Gazzetta Matin in edicola lunedì 12 febbraio.
(cinzia timpano)