Geenna, Paolo Lavy: «Rollandin non mi ha fatto pressioni per la nomina di Carcea»
L'ex sindaco di Saint-Pierre - comune sciolto per mafia - è stato sentito come testimone nell'ambito del processo
Geenna – «Non ho mai ricevuto chiamate o subito pressioni da parte di Augusto Rollandin o di altri politici per la nomina di Monica Carcea ad assessore a Saint-Pierre». Lo ha detto l’ex sindaco di Saint-Pierre – comune sciolto per mafia – Paolo Lavy nel corso del processo Geenna.
Secondo quanto riferito dall’ex primo cittadino, la formazione della giunta comunale si sarebbe basata «sulle esperienze pregresse o, nel caso di Carcea, sul fatto che è laureata in economia».
Per Lavy, «Carcea stava spesso in comune. Ci teneva a fare bene. Il personale però in alcune situazioni lamentava l’eccessiva presenza dell’assessore negli uffici dei dipendenti».
E lamentele arrivavano anche da alcuni assessori, come da Alessandro Fontanelle. «Lei (Carcea ndr) era facilmente irascibile – ha spiegato Lavy -. Si lasciava andare ad arrabbiature di troppo in giunta. Io l’avevo “richiamata” chiedendole di fare più attenzione ai suoi comportamenti, perché certe sfuriate che faceva in giunta, se le avesse fatte in Consiglio comunale avremmo esposto il fianco alla minoranza. I rapporti con Fontanelle so che si sono incrinati. Lei tendeva un po’ a invadere il campo (cioè le deleghe all’istruzione in capo a Fontanelle ndr). Fontanelle si lamentò con me del comportamento di Carcea e io le chiedevo di smorzare un po’ i modi con cui esprimeva magari pareri contrastanti con quelli degli altri».
Rispondendo poi alle domande del pm, Lavy ha raccontato «un episodio a cui però non diedi peso. Fontanelle mi disse di essere preoccupato per sua moglie perché era stata avvicinata da Carcea, la quale disse qualcosa tipo “vedi di dire a tuo marito di stare tranquillo”. Non diedi peso alla cosa e non ne parlai con Carcea».
(f.d.)