Sindacati: l’Ugl riparte da Aosta «per far sentire la nostra voce»
Tappa in piazza Chanoux per il primo maggio itinerante del sindacato "Il lavoro cambia anche noi"; Christian Ganis sarà nuovo referente
Ricominciare a far sentire la propria voce anche in Valle e portare le istanze di turismo e stagionali, in particolare, in piazza e nei palazzi romani. È chiara l’intenzione dell’Ugl, che giovedì pomeriggio è approdata in piazza Chanoux ad Aosta nell’ambito del Primo maggio itinerante, che si concluderà proprio sabato a Milano.
Un pullman, con cui visitare le 20 regioni italiane e 32 città. La voglia di raccogliere suggerimenti e problematiche da portare proprio ai piedi del Duomo al termine di “Il Lavoro cambia anche noi”.
E a completare il tutto vecchi e nuovi sostenitori, il segretario generale Paolo Capone, il reggente della Valle d’Aosta, Armando Murella e Christian Ganis, che prenderà in mano le redini del sindacato, guiderà l’apertura della nuova sede di Via Kaolack e magari punterà a raggiungere la segreteria regionale.
Il segretario nazionale
Ad aprire le danze, Paolo Capone, segretario generale Ugl, che ha voluto portare anche ad Aosta la voglia di cambiamento del sindacato, che si pone l’obiettivo di stare al passo con l’evoluzione del lavoro.
«Non potendo portare le persone in piazza abbiamo deciso di portare le idee, ma per fare questo dovevamo raccoglierle sul territorio – sottolinea Capone -. Abbiamo deciso di girare 32 città di tutte le regioni, abbiamo raccolto idee, rivendicazioni e ci faremo sentire a Milano il 1° maggio».
Il polso della situazione è chiaro.
«Abbiamo raccolto preoccupazioni più che lamenti – continua Capone -. La prima è quella di fare pressioni per far sì che il piano vaccinale prenda finalmente corpo».
Poi il problema lavoro.
«Preoccupano la fine della cig e del blocco licenziamenti – ricorda il segretario -. Le aziende non sono automobili per cui inserisci la chiave e riparti da zero. Serve tempo, investimenti e serve che possano lavorare a pieno regime il prima possibile, anche per recuperare quote di mercato andate a vantaggio di altri paesi».
L’emergenza sociale, però, si fa già sentire.
«Ci sono 960 mila persone che hanno già perso il lavoro e ci sono tanti nuovi poveri, persone che non hanno guadagnato e che hanno visto chiudere aziende dell’accoglienza e della ristorazione – conclude Capone -. Sblocco dei licenziamenti? Sarà da gestire con attenzione, la Naspi da sola non basta se non si coniuga con politiche attive del lavoro».
Il reggente
Punta il faro sulla Valle d’Aosta il segretario regionale reggente, Armando Murella.
«La regione ha avuto ricadute impensabili sul turismo e su tutto l’indotto legato alla montagna – evidenzia Murella – e questo ha comportato un grande disagio per i lavoratori e per tutte quelle persone che non hanno nemmeno avuto sussidi per vivere».
Le richieste non mancano.
«Chiediamo di ripartire, seguendo le regole, ma ripartire – esclama Murella -. Per prima cosa servono sussidi degni di questo nome, poi bisogna dare la possibilità alla gente di tornare a lavorare, devono recuperando la propria dignità. Questo settore non ha mai chiesto le elemosina, si è sempre retto da solo».
Puntando nuovamente il dito sull’auspicio di «un’accelerazione della campagna vaccinale» e sulla necessità di «unità politica per ripartire come ai tempi del piano Marshall», Murella ha chiuso sulla “rinascita” dell’Ugl in Valle.
«Stiamo mettendo le basi per ripartire – conclude -. Riapriremo una sede e rimetteremo in moto l’attività per far sentire la nostra voce e rilanciare l’azione sindacale».
Christian Ganis referente
Come detto, a fare da referente dell’Ugl Valle d’Aosta sarà il consigliere regionale Christian Ganis, che conferma l’apertura di una sede in via Kaolak e fa il punto.
«Sono onorato di far rinascere l’Ugl ad Aosta, ma non sarò da solo – sottolinea Ganis -. Poi, se sarà compatibile con la mia carica, sarò onorato di fare il segretario regionale, ma non mi pongo il problema».
Anche perché i problemi, al momento, sono altri.
«E sono noti, riguardano montagna, turismo e commercio – conclude -. Siamo una realtà diversa dal resto d’Italia e dobbiamo far arrivare le nostre istanze a Roma, dove forse non hanno ben capito cosa accade qui. Chi fa impresa, le aziende familiari, non ce la fanno più: abbiamo un indotto enorme completamente fermo, dobbiamo far sentire la nostra voce».
(alessandro bianchet)