Giorno della Memoria: il Consiglio Valle commemora la ricorrenza
Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche della Prima Armata del Fronte Ucraino, comandata dal maresciallo Koniev, entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz
Giorno della Memoria: il Consiglio Valle commemora la ricorrenza. Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche della Prima Armata del Fronte Ucraino, comandata dal maresciallo Koniev, entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz.
Il presidente della Regione
La riflessione di Erik Lavevaz: «Oggi che i testimoni diretti della Shoah diventano sempre meno, la Giornata della memoria acquisisce un’ulteriore dimensione simbolica: è il momento in cui siamo invitati con forza a ricordare gli errori che anche le nostre comunità hanno commesso, smarrendo completamente il senso di ciò che è giusto. La coscienza di quanto avvenuto ad Auschwitz, con immagini che hanno la forza di superare ogni retorica, è il segno tangibile di quanto l’orrore possa essere reale: coltivare la memoria di quanto avvenuto è un’azione indispensabile per farci riflettere su quanto ancora oggi può accadere. La Giornata della memoria è l’occasione preziosa per fermarsi e guardare al mondo e alle nostre azioni al di là delle contingenze, coltivando quell’empatia che è indispensabile per scongiurare il rinascere dell’odio».
Gli interventi
«Una giornata simbolo per onorare la memoria dei deportati nei campi nazisti: in maggioranza ebrei ma anche rom, sinti, omosessuali, militari, disabili e tutti coloro che si sono opposti al progetto di sterminio – ha detto il presidente dell’Assemblea valdostana, Alberto Bertin -. Il ricordo dell’Olocausto, delle leggi razziali italiane non deve però essere una commemorazione fine a se stessa. La memoria deve generare consapevolezza: è quindi importante continuare a studiare e confrontarsi per capire gli eventi storici che hanno portato a questi tragici eventi di orrore e lucida follia. La conoscenza e la parola sono il ponte tra un passato di infamia e un futuro di pace e giustizia per l’intera umanità, perché la memoria storica della Shoah è memoria di tutti i genocidi».
Il consigliere Andrea Padovani (FP-PD) ha sottolineato: «Ricordare è decisivo per non ripetere, per impedire che di nuovo oggi l’indifferenza permetta a razzismo, xenofobia, antisemitismo di sopraffare l’umanità. Ricordare non è un’opera di un solo giorno ma un impegno da portare avanti in ogni momento. Oggi come ieri c’è chi nega o sminuisce la Shoah, c’è chi dimentica che l’antisemitismo fu con la xenofobia e l’anticomunismo il cuore della folle ideologia nazifascista. In nome di un revisionismo miserabile, oggi, si cerca di rivalutare anche pubblicamente quello che è stato e rimane un male assoluto. È necessario rialzare la voce contro vecchi e nuovi fascismi. Abbiamo il dovere della memoria e il compito morale di trasmetterlo alle giovani generazioni. A noi il dovere di non tornare indietro.»
Il capogruppo di AV-VdAU, Albert Chatrian, a dit «qu’il ne faut jamais oublier ce moment dramatique de notre passé, en tant que Valdôtains, Italiens et Européens, afin que des événements similaires ne puissent plus jamais se reproduire. Nous devons faire en sorte que le temps n’efface pas la mémoire et s’engager pour que personne ne nie ce qui s’est passé, en faisant en sorte que les jeunes prennent conscience d’une réalité si importante pour qu’ils puissent contribuer, dans le futur, à bâtir une société de respect et de tolérance. Nous devons condamner sans réserve l’intolérance, la haine et l’agression motivée par des différences religieuses et ethniques envers les personnes et les communautés».
Il consigliere Mauro Baccega (GM) ha evidenziato che: «Sono troppe le manifestazioni di antisemitismo che stanno avvenendo anche oggi un po’ ovunque. In questa giornata ricordiamo tutte le vittime dell’Olocausto, delle leggi razziali ma va ricordato anche chi ha messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati e combattere gli oppressori. Parlo degli oppressori di ogni colore politico e orientamento, ricordando anche i deceduti dell’Olocausto sovietico dove milioni di persone sono state annientate nei gulag, compresi i soldati italiani. Bisogna continuare a comunicare, far conoscere che i regimi totalitari nazismo, fascismo e stalinismo non possono più avere spazio perché, come disse Primo Levi: è successo e può succedere di nuovo».
Il capogruppo di PlA, Marco Carrel, richiamando Primo Levi, ha detto: «Questi fatti non si possono comprendere, perché comprendere significa giustificare; comprendere non è possibile, ma conoscere è necessario. Tutti noi abbiamo avuto la possibilità di ascoltare e di guardare il dolore ancora vivo nelle persone che hanno vissuto i campi di concentramento. Il compito più arduo comincia ora: le nuove generazioni non potranno vivere tutto questo e devono capire che tutto questo è successo realmente. Questa giornata deve ricordare che con l’odio non si può costruire nulla di buono: conoscere è l’unico vero antidoto per far fronte all’odio e la base dell’insegnamento di quel periodo è il rispetto della libertà e delle opinioni altrui. Questo dobbiamo ricordare, non solo oggi»
Ancora
La consigliera Chiara Minelli (PCP) è intervenuta precisando che «l’esercizio della memoria deve essere fatto con nuovi approcci, guardando a quei fatti non solo attraverso i protagonisti, ormai pochissimi, ma anche attraverso i luoghi compresi quelli delle nostre città e dei nostri paesi. Ad Aosta, le caserme Chiarle e Mautino, la Torre dei Balivi erano le prime tappe del terribile viaggio di chi è finito nei campi. A Issime, c’è la casa della Riva, ultima dimora dei fratellini Raimondo e Ruggero Jona, deportati sullo stesso treno che consegnò ad Auschwitz Primo Levi, e uccisi al loro arrivo con la mamma Ilka. Questa giornata ci porta però anche a guardare all’oggi. Bisogna vigilare e opporsi alle nuove discriminazioni – etniche, religiose, di orientamento sessuale e politico – con la memoria di quello che è stato, senza girarsi dall’altra parte. Le discriminazioni nei confronti di tante diversità sono all’ordine del giorno e possono costituire l’inizio di un percorso che non possiamo permettere e in questo senso la scuola, come formatrice di cittadini, assume un ruolo fondamentale.»
La Capogruppo di PCP, Erika Guichardaz, ha aggiunto: «Oggi ricordiamo gli oltre 17 milioni di vittime dell’Olocausto e tra i tanti vogliamo dedicare questo momento a Ida Desandré deportata nel campo di Ravensbruck, i fratelli Ruggero e Raimondo Jona di soli 11 e 5 anni uccisi insieme alla madre all’arrivo nel campo di sterminio, il Commissario Camillo Renzi arrestato dalla Guardia nazionale repubblicana per la sua attività antinazista e antifascista che morì nel lager di Dachau. È giusto qui ricordare i poliziotti, i carabinieri della Banda Vertosan e i tanti alpini, comandanti di bande partigiane. Ma non basta ricordare. Il Maestro ebreo Rav Laras svela il comandamento della memoria attraverso una formula: “ricordare per ricostruire”. Oggi, i continui rigurgiti di antisemistismo e le correnti di negazionismo hanno preso il posto del revisionismo, un’ideologia nefasta che non è più appannaggio solo di gruppi estremisti. Il negazionismo non è una strategia retorica ma è un fenomeno politico dell’attualità e deve essere studiato e fronteggiato. Il Giorno della Memoria ci chiede di agire perché il disumano non si estenda ancora di più».
«Ha senso parlare di fronte agli orrori? – ha chiesto il consigliere Nicoletta Spelgatti (Lega VdA) – Il silenzio a volte è meglio di mille parole per non cadere nella pura retorica, ma è altrettanto vero che bisogna sempre lottare e combattere. Lottare ogni giorno agendo sulla cultura: se vogliamo evitare qualsiasi forma di totalitarismo dobbiamo passare attraverso la formazione delle coscienze, attraverso la scuola, dando le chiavi di lettura del mondo, fornendo i giusti strumenti per capire la storia. Come amministratori abbiamo il dovere di interrogarci per dare le giuste risposte: se vogliamo evitare che all’interno della società nascano il razzismo e l’intolleranza, dobbiamo però disegnare una società equa e dare gli strumenti per creare una vera integrazione».
Il consigliere Luca Distort (Lega VdA) ha aggiunto: «Non sono né il ritualismo formale, né la strumentalizzazione ideologica che servono in questi momenti: solo la costruzione della consapevolezza di una coscienza sociale ha dignità per celebrare una giornata che ricorda lo sterminio di 6 milioni di persone. La coscienza sociale serve per riconoscere il male che opera, in varie forme e in diverse manifestazioni, nella storia come un virus, per poi combatterlo. Se veramente vogliamo celebrare con dignità la giornata della memoria, dobbiamo essere in grado di costruire quei meccanismi che permettano la formazione di “anticorpi” nei confronti di quello che la nostra cultura cristiana chiama il mysterium iniquitatis».
Il Capogruppo dell’UV, Aurelio Marguerettaz, si è interrogato sul significato di questa Giornata: «Oggi ricordiamo l’ingresso dell’Armata russa ad Auschwitz ma ci sono tante altre giornate significative che hanno segnato momenti tragici. Al di là della circostanza, è importante analizzare il percorso che ha portato a scelte così sciagurate che hanno giustificato le azioni più terribili. La non umanità, la disumanizzazione del popolo ebreo ne ha giustificato la sopraffazione. Questo approccio ricorre ancora oggi e ritengo molto interessante la proposta di introdurre il reato di negazionismo. La Giornata della Memoria deve aiutare anche la politica a riflettere a cercare la tolleranza non solo a parole ma anche con fatti e comportamenti concreti. Evitiamo che in un momento così difficile ci sia la tentazione di scadere, abbassiamo i toni e cerchiamo di esser tutti più tolleranti».
L’assessore Carlo Marzi (SA) ha osservato: «Il 27 gennaio 1945 è una giornata simbolo, un momento di ricordo collettivo: almeno una volta all’anno è importante ricordare il male, perché il male è profondamente umano, così come diventa profondamente razionale per perpetrarsi. Il male ha strutturato secondo passaggi logici e razionali lo sterminio ebraico e delle diversità: partendo dal Progetto AktionT4 volto a eliminare le persone con disabilità, secondo un principio di “vita non utile”, fino ad Auschwitz-Birkenau. Dalla fine della guerra, c’è stato un continuo interrogarsi su come narrare “il male”: dai video storici dei campi, fino ai libri, ai film, ai documentari, per arrivare alle preziosissime testimonianze dei sopravvissuti. Queste sono occasioni vitali per trovare un confronto tra male e bene, cattivi e buoni, facendo sempre attenzione che sia il male che il bene sono profondamente umani e gli essere umani dimenticano, ripetono, sbagliano. Il fatto di mantenere vivo questo scontro è il vero motivo della celebrazione di giornate come queste.»
L’assessore all’istruzione, Luciano Caveri, a nome del Governo regionale, si è associato a quanto detto in Aula, ricordando le iniziative organizzate con gli studenti nella Sala Maria Ida Viglino: «Ci sono due parole che definiscono questa giornata: la prima è Olocausto – che significa bruciato interamente -, un termine non molto amato dalla comunità ebraica, che richiama però nettamente le camere a gas dei campi di sterminio; l’altro termine è Shoah, che significa distruzione totale e che è preferito dalla comunità ebraica perché ricorda lo sterminio messo in campo dal nazismo, assecondato dal fascismo. Le coscienze possono essere nuovamente sedotte e oscurate, anche le nostre: in queste parole di Primo Levi c’è tutta l’importanza di ricordare. Così come è importante parlare ai giovani, portarli ad Auschwitz, perché è lì che si trova la drammaticità: il ricordo va mantenuto saldo, anche in Valle d’Aosta che è Medaglia d’oro della Resistenza».