Federico Pellegrino: «Klaebo si può battere solamente da solo, io sono orgoglioso di potermela giocare»
Il fuoriclasse di Nus si avvicina alla sua terza Olimpiade dopo l'esordio di Sochi e il meraviglioso argento di PyeongChang: «Sono pronto, carico, anche di testa, non vedo l'ora che arrivi l'8 febbraio»
Federico Pellegrino è il capitano e l’asso della nazionale di fondo.
Il fuoriclasse di Nus arriva alla sua terza Olimpiade a 31 anni e con la fede al dito.
Un atleta completo, un uomo maturo, che va a caccia dell’ennesimo risultato di una bellissima carriera.
Ormai ci è abituato, ma per l’ennesima volta il peso della squadra è sulle sue spalle e lui, da grande campione e uomo vero qual è, non si è nascosto, spiegando fin dall’estate che vuole una medaglia, la seconda della sua carriera dopo il meraviglioso argento di PyeongChang.
Federico Pellegrino: «Non vedo l’ora che arrivi l’8 febbraio»
Federico, in che condizioni si avvicina all’appuntamento clou della stagione?
«Sono in buone condizioni. Mi sono allenato tanto e in maniera diversa, in modo da far rendere il mio fisico al meglio. Sono carico, pronto, anche di testa, e non vedo l’ora che arrivi l’8 febbraio».
Federico Pellegrino: «Sono sereno, non bisogna per forza vincere per poter ambire a un grande risultato»
Lei è l’atleta più vincente della storia del fondo azzurro: come ha vissuto questa prima parte di stagione senza vittorie e con un “solo” podio a Dresda?
«È stato un avvio di stagione dettato da alti e bassi, non solo legati alla mia condizione fisica. All’inizio, com’era giusto che fosse, c’era una po’ di incertezza legato al cambio di preparazione, poi ci si è messa la sfortuna, con la falciata di cui sono stato vittima nella prima discesa della batteria di Ruka. A Lillehammer sono arrivato non troppo brillante, quindi il raffreddore non mi ha permesso di esprimermi come pensavo a Davos, dove ho ottenuto un risultato che mi ha molto sorpreso.
Sono riuscito a guarire a tempo di record, salendo sul podio a Dresda ed è arrivato il Tour de Ski. In totale sono stati otto fine settimana di fila nei quali ho cercato indicazioni per la preparazione di gennaio. Adesso sono tranquillo e sereno, non bisogna per forza vincere per ambire a un grande risultato. L’Olimpiade arriva dopo 5 settimane senza gare, possono essersi sparigliate le carte, chi andava forte a inizio gennaio non ha potuto avere conferme e arriveremo tutti a carte coperte, il giorno della gara mi giocherò le mie».
Federico Pellegrino: «La presenza al mio fianco di Greta è fondamentale per puntare a obiettivi ambiziosi»
Questa è ormai la terza stagione in cui dovete convivere con il Covid-19. Quanto è pesante andare a giocarsi una medaglia olimpica nel mezzo della pandemia?
«Con il Covid-19 abbiamo iniziato a farci una certa abitudine, che speriamo di dimenticare presto. Greta e io abbiamo preso le indicazioni di prevenzione alla lettera, sacrificando amici e famiglia, sono mesi che non facciamo un pasto con i nostri cari. Anche questo aspetto l’abbiamo affrontato in maniera professionale».
Vivere questa terza avventura olimpica con la sua compagna di vita, che adesso è diventata sua moglie, cosa le dà di più?
«Ho la fortuna di convivere con una persona che ha il mio stesso obiettivo e vive la quotidianità in funzione di mettere il fisico nelle condizioni di esprimersi al 100%. Con lei ci sono un confronto continuo e una condivisione totale che sono fondamentali per andare di pari passo e non avere dubbi su come gestire la vita. Tutto questo diventa ancora più prezioso durante una pandemia e nell’anno in cui c’è da puntare a un obiettivo così ambizioso come l’Olimpiade».
Federico Pellegrino: «Con un Klaebo così, l’oro più che un sogno è un miraggio»
Fin dall’estate ha detto che la data più importante della sua stagione era l’8 febbraio 2022, giorno nel quale vuole andare a cercare una medaglia dal metallo prezioso. Come sempre, non si è nascosto, aumentando le attese degli italiani. Cos’è per lei la pressione?
«L’oro, più che un obiettivo, è un miraggio. Mi piacerebbe tantissimo vincerlo, ma, per quello che si è visto in questi anni, con la crescita esponenziale di Klaebo, un ragazzo che ha 6 anni meno di me e sembra non avere punti deboli, può sembrare un po’ troppo ambizioso. Io punto a tornare da Pechino con la coscienza a posto, sapendo di aver giocato al meglio le mie carte, e con una medaglia in tecnica libera che ancora mi manca alle Olimpiadi.
La pressione è quella che mi metto io. Come sempre è tantissima, ma ho tanta voglia di ottenere questo obiettivo e cercherò di incanalarla per raggiungerlo. Otto anni fa, dopo Sochi, ho iniziato a lavorare in vista di Pechino, affinché quella non fosse la mia unica Olimpiade in skating. Pensare di arrivarci a 32 anni non era facile, perché l’età, specie nelle sprint, gioca il suo ruolo. Sapere di potermela giocare mi rende molto orgoglioso di tutto quello che ho fatto».
Federico Pellegrino: «Ho studiato le planimetrie della pista, tante notti ho sognato la gara»
Lei è notoriamente riconosciuto come uno degli atleti più meticolosi del circo bianco (e non solo): quanto la disturba non aver potuto provare la pista olimpica in quest’ultimo anno?
«Non più di tanto. A me piace sfruttare al meglio il giorno di gara come lettura delle novità. Arrivassi con tutte le vittorie e i pronostici come Klaebo, mi dispiacerebbe di più. Quest’anno parto un po’ più da dietro e dò ancora più importanza all’interpretazione della giornata, della pista, della neve, della situazione contingente».
Come ha ovviato all’impossibilità di provare la pista?
«È dall’estate che studio le planimetrie, mi sembra di averla provata tantissime volte. Di notte ho sognato a più riprese la gara, con esiti diversi, mi auguro di vivere una delle versioni che per me finivano bene».
Che gara sarà quella dell’8 febbraio?
«Chi può dirlo, sicuramente è una grande incognita».
Federico Pellegrino: «Sono tranquillo, ho fatto tutto quello che potevo»
Rispetto a quattro anni fa, come si sta avvicinando a livello emotivo a questo evento?
«Sono abbastanza rilassato, so di aver dato il massimo a tutti i livelli. Nella mia carriera, ho sempre cercato di fare le scelte migliori in funzione degli elementi che avevo in mano e spesso si sono rivelate tali. Sono tranquillo, perché so di aver fatto tutto quello che potevo».
In questi anni Klaebo ha dettato legge e non solo nelle sprint: cosa ci vuole per battere il tuo rivale norvegese?
«Klaebo si può battere soltanto da solo. A vederlo, sembra che corra esclusivamente per vincere. In gara mi capita di pensare di poterlo batter e più volte ho avuto un po’ di frustrazione per non esserci riuscito. È un atleta nato e cresciuto in funzione di quello che sta facendo ora e tutto quello che ottiene se lo merita tutto, ha veramente un talento eccezionale ed è un grande lavoratore».
Federico Pellegrino: «In team sprint proveremo a migliorare il quinto posto di quattro anni fa»
A PyeongChang tutti davano per sicura la medaglia nella team sprint in skating, che, invece, non è arrivata. Quante chances pensa che abbia l’Italia nella prova a coppie in classico?
«È la seconda gara per probabilità di medaglia. Ci possiamo puntare, visti i progressi di DeFa nella velocità e i miei nella resistenza in alternato. Le gare a squadre sono sempre particolari, quattro anni fa, Noeckler e io, abbiamo dato il massimo centrando il quinto posto, questa volta proveremo a migliorarci».
In questi anni ha sempre detto che tiene in maniera particolare alla staffetta. L’Italia può essere una delle outsider della gara a squadre?
«Sì, anche se penso che ci voglia ancora un po’ di esperienza. Noi ci crediamo, l’importante sarà farsi trovare quel giorno, dare il massimo e sfruttare tutte le situazioni favorevoli che ci verranno concesse».
Federico Pellegrino: «Alla squadra dirò che bisogna dare di più di quello che si pensa di avere dentro»
Da capitano del fondo azzurro, cosa dirà ai suoi compagni alla vigilia dell’apertura delle Olimpiadi?
«Che bisogna riuscire a dare ancora di più di quello che si pensa di avere dentro. Un evento così importante deve caricare gli atleti, che devono imparare a godere di quello che fanno in allenamento e in gara. Bisogna saper tenere duro nella sofferenza e sfruttare questa vetrina per prendere ancora più la carica per il futuro».
Federico Pellegrino: «I russi del Team Kramer hanno lottato tutto l’anno col coltello tra i denti»
Vi siete avvicinati alla partenza con un nuovo allenamento con il team di Marcus Kramer. Com’era il clima con i russi?
«Per loro è stato un anno tosto, con le nuove regole dei contingenti massimi hanno avuto grande battaglia interna. Fin da novembre hanno dovuto conquistarsi il posto, lottando con il coltello tra i denti. Si avvertiva grande tensione, adesso, nel raduno di Lavazè, c’erano solo i convocati per le Olimpiadi, il clima era un filo più sereno, ma la lotta per un posto in staffetta è altissima, visto che, tra l’altro, partecipare alla gara a squadra, vuole praticamente dire vincere una medaglia».
Federico Pellegrino: «La scarsa libertà di movimento non mi peserà, vado in Cina concentrato sulla mia sfida»
Al di là del bacio e dalla carezza al cuore al cancelletto di partenza, c’è qualche rituale speciale che sfugge alle telecamere?
«Niente di particolare, non sono scaramantico, sono metodico, ricerco l’avvicinamento migliore atletico e mentale alle gare. Poi, nella mia valigia, non potranno mancare il mio cuscino e il pelouche che mi segue sempre».
Visto il rigido protocollo, avrete pochissime occasioni di uscire dal villaggio olimpico: come passerà il tempo libero?
«Secondo me, le occasioni di uscire dal villaggio olimpico saranno pari a zero. Per me non sarà un problema, non faccio sport per girare il mondo, sono concentrato sulle sfide con me stesso e con gli atleti di alto livello. Le due settimane in Cina le vivrò in funzione della massima prestazione. Leggo tanto e mi porterò dei romanzi storici e qualche biografia sportiva per riuscire ad addormentarmi meglio».
L’argento di PyeongChang fa storia a sé, per il resto, qual è il ricordo più emozionante delle due Olimpiadi passate?
«Sicuramente la cerimonia di inaugurazione di Sochi. Nello stadio c’era un entusiasmo pazzesco, che mi porterò per sempre nel cuore».
Ci saranno pochi e selezionati tifosi: quanto perde un evento come questo senza il tradizionale calore del pubblico?
«Purtroppo perde tantissimo. Un’Olimpiade senza tifo è triste. In questi anni, però, sta andando così, ma bisogna accettarlo, vivremo quello che ci sarà da vivere».
Federico Pellegrino: «Spero che Goggia ce la faccia a rientrare, per una medaglia punto su Moioli, Brignone, Wierer e Fontana»
Fondo escluso, su chi punterebbe per una medaglia italiana?
«Fino a qualche giorno fa, come credo chiunque, avrei puntato al 100% su Sofia Goggia. Adesso spero che la nostra “portabandiera titolare” si rimetta e possa giocarsi le sue carte. Mi affido ai nomi che assicurano garanzia, Michela Moioli, Federica Brignone (che secondo me può tirare fuori qualche bella gara), Dorothea Wierer e Arianna Fontana. Sono tutte donne, d’altronde gli sport invernali italiani sono molto tinti di rosa grazie a loro, atlete che hanno un carattere pazzesco e sono sicuro che anche in questa edizione delle Olimpiadi renderanno onore al nostro Paese».
(davide pellegrino)