Verrès: non sono ‘ragazzate’, una task force contro violenza e bullismo
Venerdì scorso si è tenuto un vertice tra Comuni, scuola, Regione e forze dell'ordine per studiare azioni condivise per contrastare il fenomeno.
Verrès: non sono ‘ragazzate’, una task force contro violenza e bullismo.
Così si legge su Gazzetta Matin in edicola lunedì 7 novembre.
Un nuovo luogo d’incontro, spazi per attività ludico sportive, attività didattica mirata, formazione per docenti, genitori e alunni, gruppi di lavoro, vigilanza e repressione delle forze dell’ordine per mettere un freno al dilagare di fenomeni di bullismo, vandalismo e violenza che hanno colpito in particolar modo la zona di Verrès, sede del polo scolastico che riunisce quasi mille studenti.
Fattore scatenante dell’incontro di venerdì 5 novembre tra amministrazioni comunali, regionale, Unité, istituzione scolastica e forze dell’ordine è stato l’ultimo episodio di violenza che ha coinvolto quattro ragazzine all’uscita di scuola e, oltre a fare il giro degli smartphone di mezza Valle d’Aosta, è finito in televisione, in una trasmissione su Rai 2.
«È sempre più necessario fare rete tra le varie istituzioni e mettere in campo strategie diverse per contrastare questo fenomeno – dice il sindaco di Verrès, Alessandro Giovenzi -.
La cittadinanza però va tutelata e non spaventata, vogliamo rassicurare che c’è stata una forte presa di coscienza della situazione e ognuno cercherà di dare delle risposte».
Cosa fare per coinvolgere i ragazzini ed evitare che possano delinquere è l’interrogativo al quale ogni istituzione è chiamata a rispondere.
«Il Comune sta lavorando per offire nuovi spazi, dopo il Parco urbano, realizzeremo l’area multisport lungo la Dora, come luogo di ritrovo c’è l’Oratorio in attesa del nuovo Centro per i giovani al quale sta lavorando la Regione».
Verrès: «fenomeno preoccupante, non solo ragazzate»
«Lunedì ho portato in Giunta la delibera per la trasformazione del vecchio bocciodromo di Verrès in uno spazio d’incontro per i giovani – 350 mila euro dei fondi per le politiche giovanili – poi però bisogna capire come le associazioni del paese, dalla banda al coro, al carnevale, reagiscono per coinvolgere i ragazzi – dice Luciano Caveri, assessore all’istruzione e politiche giovanili -.
Il fenomeno è preoccupante, non siamo più a livello di ragazzate, qui si parla di reati.
Non si capisce perché i giovani immigrati di II e III generazione, pur avendo tutti gli strumenti e le possibilità di inclusione, tendano a formare bande che inalberano le bandiere marocchine e diventano ispirazione per i bambini di quinta elementare.
Ma i problemi non riguarda solo gli stranieri».
Un ruolo importantissimo lo ha la scuola. La dirigente reggente dell’Isiltep, Antonella Dallou, ha portato al tavolo le azioni che la scuola «promuove per proporsi al territorio come luogo di apprendimento e di formazione, ma anche di aggregazione sociale» spiega in una nota.
Tra le attività didattiche figurano l’istituzione di un team bullismo, progetti sulla legalità, di ampliamento dell’offerta formativa aprendo le porte dell’istituto nel pomeriggio come luogo di socializzazione e apprendimento.
Ci sono poi varie iniziative di inclusione per i ragazzi con disabilità oltre a uno sportello di ascolto e consulenza psicologica rivolto a tutti gli studenti.
I docenti seguono una formazione sulle adolescenze complesse, sono previsti incontri con i genitori per presentare le iniziative e instaurare un dialogo, tutto, sottolinea l’Isiltep «volto alla prevenzione e alla sicurezza di tutti gli alunni».
Nella foto, un frame del video della rissa tra ragazzine.
(erika david)