Aosta, minoranze in rivolta: «Stop alla censura, al posto vostro ci avreste dato dei fascisti»
Renaissance, Lega e Forza Italia all'attacco del governo comunale. Lamentano la mancanza di confronto, ascolto e la bocciatura sistematica delle iniziative
Stop alla «censura» delle iniziative delle minoranze e una provocazione: «Se ci fosse stata una giunta di centrodestra con questo atteggiamento, si sarebbe già parlato del ritorno dei fascisti».
Ci vanno giù pesante Renaissance, Lega e Forza Italia all’indomani della decisione di abbandonare il consiglio comunale di Aosta dopo che cinque iniziative proposte sono state cassate durante la riunione dei capigruppo.
E per farlo le forze di minoranza aostane scelgono la strada della conferenza stampa, «visto che il Consiglio non è seguito praticamente da nessuno» e la gente «ci chiede cosa facciamo per difendere i loro interessi».
La Renaissance
Ad aprire le danze, o per meglio dire il Cahier de doléances, delle opposizioni è il capogruppo di Renaissance, Giovanni Girardini, che rievoca «lo storico abbandono dell’aula di tutte le forze di minoranza» a causa delle cose «assurde che accadono in capigruppo, peraltro l’unica parte non registrata».
Qui, infatti, secondo Girardini, accadrebbero cose «mai avvenute, un’opposizione preventiva, con la scusa che presentiamo sempre le stesse cose».
Ma Giovanni Girardini non ci sta.
«Non è colpa nostra se questa è la foto di ciò che accade in città da tre anni – tuona -. Sono argomenti simili, affrontati in maniera diversa, ma mai risolti. Noi abbiamo provato, per il bene della città, a fare un’opposizione costruttiva, ma l’unica cosa che abbiamo ottenuto sono stati portoni sui denti».
Ricordato come sia «giusto che amministrino» avendo vinto le elezioni «pur con 800 voti di scarto con un deprimente 40% di votanti», Girardini va oltre.
«Noi chiediamo soltanto di rivedere alcune posizioni, invece non ci considerano minimamente e ci ridono in faccia – prosegue il capogruppo -. Noi abbiamo un ruolo di garanzia, ma non riusciamo a farlo perché siamo censurati».
Da qui l’idea di abbandonare l’aula.
«Gridiamo da due anni, ma così non si può più andare avanti – conclude -. Non volete più sentire parlare della Foresta urbana, del cimitero dei tigli di via Chaligne e di altre cose? Allora bagnate le piante e intervenite».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, secondo il capogruppo della Lega, Sergio Togni, è stata la decisione di cassare cinque iniziative.
In particolare, le stesse vertevano su “Verde pubblico tra incuria e abbandono”, “Controllo esecuzione dell’appalto sul verde pubblico”, “Foresta urbana che non ci sarà mai” – «ma che nel frattempo è diventata una savana» ironizza Togni, e ancora “Vogliamo Aosta città turistica” e “L’audizione di sindaco e assessore in Regione” in merito al Pums.
«Era tutto qui – attacca Togni -. Ed è solo l’ultima goccia, visto che da tempo ci cambiano addirittura le impegnative per presentare le iniziative: serve trasparenza, e al massimo poi si boccia tutto in consiglio».
«Ci avrebbero dato dei fascisti»
Paolo Laurencet, Forza Italia, non le manda a dire.
«Abbiamo sempre fatto opposizione in modo propositivo, con poche iniziative politiche e dando spazio alla politica del “tombino”, ossia di quelle cose che interessano città e cittadini – rintuzza -. Nonostante siano temi importanti, tutto viene cassato, come la nostra iniziativa di un anno fa sul maneggio: chiedevamo sicurezza e un anno dopo ci siamo trovati un incendio».
E ipotizza.
«Cosa sarebbe successo se avesse fatto così una Giunta di centrodestra? Sicuramente avrebbero denunciato il ritorno dei fascisti».
«Arbitro non può essere giocatore»
Attacca ad ampio raggio Bruno Giordano (Lega), puntando il dito, in particolare, sul presidente del Consiglio e segretario del Pd, Luca Tonino.
«Non si è mai visto un arbitro che sia anche allenatore dell’altra squadra – ironizza Giordano -. Scelga cosa fare da grande invece di ergersi, con la sua vasta esperienza di due anni, a decidere cosa possa essere ammesso e cosa no».
Ricordato come alla fine «in Italia la campagna elettorale non finisce mai», Giordano ricorda come le minoranze «rappresentano la nostra visione di città, che peraltro crediamo conoscere sicuramente meglio, vista la nostra esperienza».
Giordano si toglie poi un paio di sassolini.
«Mi accusano di essere il papà di tutti i mali – evidenzia -. Il Pums l’ho fatto io, ma mancano all’appello troppi parcheggi e troppi interventi, la ciclabile non l’avrei fatta in questo modo e in piazza Plouve non avrei sottratto tutti quegli stalli».
Con l’ennesima stilettata alla Giunta Centoz, «con la quale abbiamo vissuto una vacatio di sei anni», Giordano ricorda un aspetto: «Sono le partite Iva a dare lo stipendio agli amministratori, a contribuire alla crescita del Pil: se non si capisce questo, Houston abbiamo un problema».
E in ultimo.
«Mi sono limitato a dire che non si può fare tutto ciò che è stato messo in piedi, nonostante la montagna di soldi e la possibilità di governare senza il patto di stabilità – conclude Giordano -. Bisogna scegliere delle priorità e tornare all’elogio delle piccole cose, ma l’unica fortuna è che nel 2025 a decidere sarà il popolo aostano, quello che loro considerano da educare».
E ritorna sull’abbandono dell’aula.
«Dopo aver letto il comunicato ed essere intervenuti, abbiamo ascoltato un silenzio assordante – si congeda Giordano -. A quel punto ce ne siamo andati: se si fosse aperto un dibattito sarebbe stato diverso, ma non c’è la voglia di confrontarsi. Viene solo da dire che non accettiamo lezioni da dilettanti: amministrare è una cosa seria, perché si fanno le cose con i soldi dei cittadini e noi chiediamo risposte».
«Venga riconosciuto il nostro ruolo»
Roberta Carla Balbis (Renaissance), ricorda «iniziative cassate in modo strumentale» e chiede solamente una cosa.
«Chiediamo di riconoscere la nostra rappresentatività, visto che la somma dei tre gruppi supera i numeri della maggioranza – sottolinea -. Chiediamo di essere messi a parte dei processi, contribuendo a realizzare le cose e dando il nostro contributo: siamo stanchi di passare i consigli a cantarcela e suonarcela, perché della maggioranza non interviene mai nessuno. Dalla controparte sentiamo solo fastidio e sopportazione, il Consiglio diventa davvero un rito stantio».
E chiede una scossa.
«Sarebbero bello che i cittadini seguissero le attività – chiude -. Speriamo che aumentino i decibel della protesta, ci vuole una forma di ribellione, non solo le lamentele social».
Il caso piazza Plouve
«Ma l’abbandono dell’aula non può essere stato un’arma a doppio taglio in merito all’annosa questione di piazza Plouve»?, chiede un giornalista.
«Avremmo potuto al massimo presentare un question time, ma non ci sembrava di poter risolvere il tutto con una discussione di cinque minuti – si giustifica Laurencet -. Noi abbiamo attivato la raccolta firme e da ultimo abbiamo deciso di lasciare l’aula».
«Il tema è stato toccato – ribatte Girardini -, ma il sindaco ha detto che governano fino al 2025 e che va bene così, è il futuro della città e la gente non lo capisce. Non possiamo fare una rivolta. Siamo esausti di non avere interlocutori e non sappiamo più come difendere il Pil della città».
Manifestazione
Dal pubblico esce l’idea di una manifestazione.
«Pensiamo più al pressing da più parti di tutte le associazioni e cittadini chiamati in causa e scontenti – conclude Girardini -. Forse almeno qualche variante si può ottenere, anche se non torneranno mai indietro, come per il Pums».
(alessandro bianchet)