Dal Gambia alla Valle d’Aosta: la storia di Mamadou Bah, nuovo cittadino italiano
Dopo 9 anni in Italia Mamadou Bah, che lavora e vive stabilmente a Saint-Vincent, ha potuto chiedere la cittadinanza italiana; «Prima da ospite di un centro di accoglienza e ora da operatore, ho constatato il gran lavoro che si fa in Valle d’Aosta per aiutare chi cerca futuro in questo paese»
Il 25 luglio Mamadou Bah ha firmato le ultime carte, in municipio a Saint-Vincent, per diventare ufficialmente cittadino italiano.
Nel 2014 Mamadou Bah aveva 21 anni, quando decise di lasciare il proprio paese, il Gambia: «Fu una scelta personale, ma convinta: non avevo una destinazione precisa, non avevo progetti. Desideravo solo lasciare il mio paese».
Sapeva che lo avrebbe atteso un viaggio lungo e pericoloso: «Durò 7/8 mesi, fu durissimo. Lo percorsi in parte con automezzi, in parte a piedi, anche nel deserto, ma senza timori particolari, perché la mia era una scelta definitiva. In Libia salii su un barcone, con il quale raggiunsi Lampedusa, dove ricevetti un’ottima accoglienza. Ricordo soprattutto la prima notte, quando potei dormire profondamente, al contrario di tutte le notti del mio viaggio, con tanti pericoli sempre in agguato. Mi sentivo al sicuro e rilassato».
Dopo una settimana di permanenza a Lampedusa, Mamadou raggiunse Milano in aereo e da qui venne trasferito subito in Valle d’Aosta.
Una nuova vita in Valle d’Aosta
«Fui accolto al CAS di Verrès, dove iniziò la mia nuova vita. Mi resi subito disponibile per aiutare il centro, collaborando per la corretta raccolta differenziata e la gestione della biancheria. Contemporaneamente, frequentavo corsi e svolgevo attività di volontariato all’oratorio del paese, per esempio le verniciature dei giochi per bambini. Gli abitanti di Verrès furono molto ospitali e spesso invitavano a pranzo noi immigrati del centro».
Nel 2016, al termine del periodo di accoglienza al CAS, Mamadou non aveva un luogo dove alloggiare.
«Fu allora che Ornella, un’assistente sociale che conobbi al centro, mi ospitò a casa sua, finché trovai un lavoro. Un gesto che mi colpì molto, tanto che per me lei è diventata la mia “mamma italiana”».
Mamadou riuscì a trovare un impiego prima a Verrès, con la cooperativa Le Soleil, occupandosi di manutenzione nelle strutture di accoglienza, poi con la cooperativa Leone Rosso dapprima a Bianzè, nel vercellese, poi di nuovo a Verrès.
«A Bianzè organizzavo la cucina e intervenivo spesso per mediare nelle discussioni fra gli ospiti. Infatti, conosco tre lingue, pulaar, maninka e wolof, che mi permettono di dialogare, oltre che con i miei connazionali del Gambia, anche con persone che provengono da Senegal, Guinea, Mali e Costa d’Avorio. Dal 2019, a Verrès sono stato referente del centro. Nel frattempo, sono riuscito a prendere la patente di guida, che mi consente di svolgere più agevolmente le mie mansioni. Ora, sempre per la cooperativa Leone Rosso, lavoro nei centri di accoglienza di Châtillon e Villeneuve, svolgendo anche l’attività di mediatore culturale».
Cittadino italiano
Mamadou ama ricordare come lo ha accolto l’Italia: «Prima da ospite di un centro di accoglienza e ora da operatore, ho constatato il gran lavoro che si fa in Valle d’Aosta per aiutare chi cerca futuro in questo paese».
A conquistarlo è stato anche il cibo: «Le scorse settimane sono stato in vacanza in Germania e mi si apriva il cuore quando sentivo parlare italiano. Anche in quel paese ho voluto mangiare cibo italiano. In Gambia la cucina è molto povera: si basa su riso e verdure. Quando tornerò in visita alla mia famiglia, vorrei portare qualche ricetta dall’Italia, come la pizza, semplice e veloce da cucinare».
Della Valle d’Aosta apprezza la natura e, appena può, fa escursioni in montagna con i suoi amici.
«Da tanti anni desideravo diventare cittadino italiano. Così, lo scorso anno, nel mese di luglio, ho inviato la domanda per via telematica e da qualche settimana ho ottenuto la cittadinanza. Il mio futuro lo immagino in Italia, anche se, grazie soprattutto a Whatsapp, continuo a mantenere i contatti con la mia famiglia rimasta in Gambia, in particolare con mia madre, mio fratello e le mie due sorelle».
(paolo ciambi)