Vino, Castello del Terriccio: cinque anni con Piozzo di Rosignano
Milano, 28 ott. (askanews) – Sul finire del 2019 Vittorio Piozzo di Rosignano ha ereditato Castello del Terriccio dallo zio Gian Annibale Rossi di Medelana, assumendone la direzione. La Tenuta, storica azienda agricola toscana con una tradizione vinicola millenaria, ha intrapreso un percorso di trasformazione e apertura che ne ha consolidato la presenza nel panorama enologico nazionale e internazionale.
Nel 2022 è nato il vino “Gian Annibale”, dedicato allo zio e frutto di un blend di vitigni internazionali in cui prevale il Petit Verdot, varietà che nel territorio del Terriccio ha mostrato caratteristiche di rilievo. In parallelo, Piozzo di Rosignano ha orientato la produzione dei rossi “Lupicaia”, “Tassinaia”, “Castello del Terriccio” e “Gian Annibale” verso una maggiore prontezza espressiva al momento dell’uscita sul mercato, mantenendo la prospettiva di una lunga evoluzione in bottiglia. Tra i risultati ottenuti figura l’inserimento di “Lupicaia 2019” al nono posto nella classifica 2025 di Gentleman dei cento migliori rossi italiani, redatta dall’incrocio delle principali guide enologiche nazionali.
Nel 2021 è stato aperto al pubblico il ristorante Terraforte, all’interno del borgo del Terriccio, con la cucina di Cristiano Tomei basata su materie prime provenienti dalla Tenuta. Nel 2024 è stato inoltre restaurato il forno storico per la panificazione, oggi sede anche di un locale per la degustazione. Villa La Marrana, ricavata dall’antica scuderia, è stata resa disponibile per soggiorni, mentre il programma di enoturismo consente di visitare il borgo e conoscere il lavoro della Tenuta, da oltre trent’anni seguita dall’enologo Carlo Ferrini.
Oggi sono in corso interventi di recupero dell’antico granaio, destinato a diventare uno spazio eventi con terrazza panoramica, e la progressiva riconversione dei casali per l’accoglienza. Castello del Terriccio si estende su 1.500 ettari affacciati sul mar Mediterraneo, di cui 60 a vigneto e 40 a oliveto, lungo il confine settentrionale della Maremma toscana, vicino a Bolgheri (Livorno). Le origini risalgono all’epoca etrusca e il patrimonio ambientale conserva una notevole biodiversità.
