Crack ETI 2000: condannati a due anni Donato e Marco Jans
Si è chiuso con una doppia condanna il processo di primo grado davanti al Tribunale di Aosta, in composizione collegiale, relativo a presunte distrazioni di denaro dalla società ETI 2000 di Quart – dichiarata fallita nell’agosto del 2008 – che sarebbero state perpetrate in concorso dagli amministratori dell’epoca Donato e Marco Jans, padre e figlio nell’ordine di 85 e 54 anni.
Più nel dettaglio, entrambi sono stati condannati dal collegio presieduto da Paolo De Paola – e con giudici a latere Giuseppe De Filippo e Matteo Buffoni – a due anni di reclusione, oltre all’inabilità all’esercizio di qualsiasi attività commerciale per la durata di 10 anni; Donato Jans, per contro, è stato assolto «per non avere commesso il fatto» relativamente alla «manipolazione dei dati a bilancio» nel tentativo di rappresentare la società valdostana con un patrimonio positivo non corrispondente alla realtà.
«Faremo ricorso, su questo non ci sono dubbi», ha annunciato all’uscita dall’aula il legale difensore dei due imputati, l’avvocato Franca Sapone del foro di Ivrea.
La vicenda si inserisce nell’ambito del crack della ETI 2000, società di elicotteri della famiglia Jans che fallì nel 2008 dopo «un dissesto causato dal fatto che i miei assistiti furono gli unici ad adeguarsi alla mutata normativa regionale antirumore, sbagliando, perché gli appalti li persero ugualmente e la società tracollò», ha spiegato l’avvocato Sapone durante la sua arringa difensiva.
I fatti contestati a Donato Jans, «amministratore di fatto» della ETI 2000 nel periodo tra il 1999 e il 2001, periodo nel quale l’amministratore unico della società era il figlio Marco, sono legati a versamenti da 315.144 milioni di lire (quattro da 50 milioni, uno da 100 milioni e uno da 15 milioni 144 mila lire) che Donato Jans girò a suo carico attingendo direttamente dalle casse della ETI 2000, «facendo apparire pagamenti mai avvenuti», ha sostenuto in aula l’accusa.
«Erano provvigioni che mi spettavano, visto che in quel periodo riuscii a vincere un appalto della Protezione Civile nazionale da 33 miliardi di lire», ha spiegato in aula l’85enne.
In pratica Donato Jans, alla fine degli anni ’90, si aggiudicò un appalto che prevedeva di dotare la Protezione Civile nazionale di speciali elicotteri per i servizi dell’antincendio boschivo: elicotteri di costruzione russa che, attraverso la società belga Skytech, furono assegnati alla valdostana ETI 2000 attraverso l’intermediazione di una società svizzera che in Italia aveva in Donato Jans il suo concessionario.
«Autorizzato direttamente dalla società per la quale ero concessionario in Italia, decisi di girarmi direttamente dalla ETI 2000 le commissioni che avevo maturato nell’operazione, ovvero l’1% di 33 miliardi di lire, e questo lo feci per fare un favore alla Valle d’Aosta, così che il 90% dell’Iva potesse rientrare in Regione, a patto che questa cifra fosse impiegata per realizzare una passerella sul torrente Lys», ha dichiarato Donato Jans davanti ai giudici, circostanza confermata nell’udienza scorsa nelle pieghe della deposizione dell’ex sindaco di Pont-St-Martin, Alberto Crétaz.
Fatto sta che per il sostituto procuratore Pasquale Longarini – che aveva chiesto le condanne di Donato Jans a due anni e mezzo di reclusione e del figlio Marco a due anni – questa condotta ha configurato la distrazione di fondi della società.
«I pagamenti sono avvenuti per compensazione, tanto che la società svizzera non si è mai insinuata nella procedura fallimentare della ETI 2000», ha replicato l’avvocato Sapone.
Per quanto attiene alla «manipolazione dei dati a bilancio» nel tentativo di rappresentare la società valdostana con un patrimonio positivo non corrispondente alla realtà, accusa mossa soltanto a Donato Jans, questa è caduta in quanto «non vi è stata alcuna opera sistematica di manipolazione dei dati a bilancio», considerato che «gli abbattimenti erano assolutamente corretti perché in linea con la normativa fiscale dell’epoca», ha dichiarato in aula ancora il legale difensore, l’avvocato Franca Sapone di Ivrea.
In foto uno degli elicotteri di costruzione russa forniti dalla belga Skytech alla valdostana ETI 2000.
(pa.ba.)