La Donna dell’Anno, scelte le tre finaliste
Una lotta quotidiana contro il genocidio, la fame e la povertà quella che portano avanti le tre donne finaliste del Premio internazionale La Donna dell’Anno. La giuria ha individuato nella yazida Nadia Murad Basee Taha, la brasiliana Regina Tchelly De Araujo Freitas e nell’ivoriana Affoue Ahoutoue Brigitte Yoboue le tre potenziali vincitrici dell’edizione 2016 del premio.«Tre donne speciali che hanno saputo trasformare esperienze drammatiche in un dono per gli altri, che hanno messo la propria esistenza al servizio di progetti manitari anche a rischio dell’incolumità personale, cambiando la vita, il modo di pensare e di agire delle loro comunità» si legge nella nota del Consiglio regionale, entre promotore del Premio.
Le tre finaliste
Affoue Ahoutoue Brigitte Yoboue arriva dalla Costa d’Avorio, abbandonata dal marito, per riuscire a sopravvivere e a sfuggire alla povertà fonda una cooperativa che riunisce le donne del villaggio. Insieme hanno i numeri sufficienti per avere un certo peso contrattuale e possono quindi acquistare sementi e terreni e vendere i loro prodotti. Il surplus del ricavato lo reinvestono nell’attività agricola e nella costruzione di scuole dove studiano bambini strappati all’analfabetismo e alla criminalità. La cooperativa e lei stessa sono stati oggetto di violenze e soprusi ma Yoboue continua a realizzare progetti di sviluppo locale tra i quali scuole di tessitura e cucito. Il suo sogno è completare la costruzione di tre piccoli ospedali nelle zone rurali ai margini della savana per garantire l’accesso alle cure primarie in quei luoghi dove ancora adesso il medico è lo stregone del villaggio.
Nadia Murad Basee Taha è una donna irachena, di etnia yazida, che sogna di diventare medico, ma il Daesh (l’autoproclamato Stato Islamico), in un attacco al suo villaggio, stermina la sua famiglia. Catturata e portata a Mosul Taha viene picchiata e violentata, è comprata come schiava del sesso finché riesca a scappare. Decide quindi di impegnarsi in una campagna per sensibilizzare il mondo musulmano affinché respinga il Daesh e condanni i crimini perpetrati in nome dell’Islam. La sua missione umanitaria è convincere la comunità internazionale a riconoscere come genocidio i crimini commessi contro il popolo yazida e le altre minoranze religiose.
Regina Tchelly De Araujo Freitas è nata ina una favela brasiliana in mezzo a povertà e fame, aspetti che la spingono a reagire e avviare una lotta agli sprechi alimentari recuperando gli scarti dei mercati di strada e inventando ricette per valorizzarli e fondando Favela Organica, una iniziativa di imprenditoria femminile che si occupadi orti e compostaggio, formazione professionale in scuole e ristoranti e laboratori di cucina alternativa per un’alimentazione più sana e con meno sprechi. Il suo sogno è costruire una sede per l’associazione ed esportare la sua esperienza in altre favelas.
Il premio
Il tema del Premio internazionale La Donna dell’Anno è il cambiamento, ed è dedicato alle donne che con i loro progetti creano un mutamento positivo di valori e modelli all’interno della loro comunità. Le finaliste sono state selezionate tra 19 candidature, la cerimonia di premiazione è in programma sabato 12 novembre al Teatro Splendor. Da lunedì 17 novembre, inoltre, sarà possibile votare per il Premio popolarità tra le tre finaliste su www.consiglio.vda.it/app/donnadellanno. Nel caso dovesse coincidere con il Premio Donna dell’Anno, il Premio popolarità sarà assegnato alla seconda più votata dal pubblico. Il Soroptimist International Club Valle d’Aosta ha invece attribuito il suo premio di 2.500 euro a Eliana Levy per i suoi progetti contro la malnutrizione e per il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni del Benin.In foto da sinistra Nadia Taha, al centro Affoue Yoboue e a destra Regina Tchelly De Araujo Freitas(re.newsvda.it)